Ai nastri di partenza

Si vanno chiarendo le posizioni di tutti i partiti principali in vista del voto europeo.
In estrema sintesi:
– Partito democratico: il voto è un referendum sull’inizio dell’operato del governo Renzi, con qualche test significativo per la nuova leadership;
– Forza Italia: il voto è un modo per rilegittimare politicamente ciò che la giustizia ha fatto decadere e poi mandato ai domiciliari, la ladership di Silvio Berlusconi, nella nuova versione di padre costituente e contraente del patto con il Pd;
– Movimento 5 Stelle: il voto è un referendum contro l’euro e un modo per esportare le battaglie anticasta di Beppe Grillo e compagni anche all’estero;
– Nuovo centrodestra: il voto è un test per dimostrare che la nuova forza politica esiste, è viva e lotta insieme con Angelino Alfano;
– Lega Nord: il voto è un referendum contro l’euro con qualche spruzzatina di autonomismo d’antan;
– Lista Tsipras: il voto è un test per vedere se un’altra sinistra sinistra è possibile;
– centrini: il voto è un modo per vedere quale dei partiti di centro, con in testa quel che resta della Scelta civica di Mario Monti, può pensare di giocare un ruolo, seppur molto minoritario, nel prossimo futuro.
Anche in questo caso, comunque, chi si gioca di più e in fondo rischia di più alla fine è Matteo Renzi.