Energia, protezione e agricoltura. Capire qualche trend del mondo studiando le strategie DuPont/Pioneer

Energia, protezione e agricoltura. Per capire dove vanno il mondo e la sua economia non c’è niente di meglio che seguire, per tre giorni perfettamente organizzati tra il Delaware e l’Iowa, il Global Media Briefing di una multinazionale all’avanguardia su molti settori come DuPont e della sua ala dedicata all’agricoltura, cioè Pioneer. Due marchi storici, due storie americane, ma anche europee, come all’origine di DuPont, ma soprattutto due storie di economia globale, con idee molto chiare. Più gente sulla terra? DuPont investe con Pioneer sulla protezione dei raccolti e sull’ottimizzazione e massimizzazione (ogm ovviamente compresi) degli stessi. Più richiesta di sicurezza? Con materiali come il Kevlar s’innova nella protezione delle persone: giubbotti antiproiettile, caschetti, fino ai tessuti speciali per i pompieri. Meno petrolio e più ambiente? Ecco il biofuel e il fotovoltaico ed ecco i materiali, anche componenti per auto, a basso o nullo contenuto di plastica da cobustibile fossile. Sempre alla ricerca di nuovi materiali, come il Sorona, buono perfino per gli abiti.

All’ingresso del centro DuPont di Wilmington Delaware, experimental station dal 1903 e con 2000 dipendenti, c’è la scritta “Zero is the goal” e si riferisce agli incidenti sul lavoro. L’attenzione alla sicurezza si nota anche nell’indicazione delle porte di uscita di sicurezza all’inizio di ogni riunione. La presidente, Ellen Kullman, è una bella signora che introduce i lavori arrivando immediatamente al dunque: abbiamo individuato i megatrend del mondo, su questi megatrend abbiamo deciso di investire il 75 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo e il meglio della nostra azienda, un’azienda che punta sulla scienza per produrre beni che abbiamo un mercato. Quali sono i megatrend? Eccoli: la crescita della popolazione mondiale, dunque la crescita (necessaria) della produzione di cibo; la (necessaria) diminuzione della dipendenza dai combustibili fossili; l’aumento delle esigenze di protezione della vita e dell’ambiente; l’aumento della richiesta di materiali per l’elettronica.

Su tutti i megatrend regna sovrano un altro trend globale: la crescita dei mercati emergenti. Il 31 per cento delle vendite 2009 di DuPont è stato fatto nei mercati emergenti, con gli Stati Uniti al 38. La frase più ricorrente, non soltanto nelle parole di Ellen Kullman, unisce due concetti: “creare valore” e “scienza”. Mark Vergnano, vicepresidente DuPont, ricorda subito anche un altro megatrend: la richiesta di energia crescerà del 60 per cento nei prossimi vent’anni. Per questo dal fotovoltaico ci si aspetta un miliardo di ricavi nel 2011 e addirittura 2 nel 2014. “Innovation is the key”, ma soprattutto “sviluppo nei paesi emergenti”. La regola è: trasformare la scienza in innovazione significa creare valore. E’ il messaggio di Tom Connelly, vicepresidente DuPont.

Sulle nuove energie, per esempio, come ricorda Kullman, la crisi finanziaria non ha avuto impatto, peraltro nemmeno nell’agricoltura. E la sicurezza della presidente di DuPont non vacilla mai, nemmeno alla domanda sulla Cina: partner o antagonista dell’economia statunitense? “La vedo come un’opportunità, ma non la vedo in modo diverso da come vedo il Brasile, l’India. Sono grandi e stanno crescendo, ma lì come altrove ci saranno aziende con cui collaborare e altre con cui competere”. Il centro di ricerca e sviluppo DuPont più recente è infatti stato aperto in India. Ma possibile che la Cina sia proprio uguale agli altri paesi emergenti? E’ orgoglio americano? Sicurezza nei propri mezzi? Analisi approfondita sul campo? Apertura genuina al mercato? Forse un po’ di tutto ciò.

Qui a DuPont non vedono una recessione "a W", dunque una ricaduta in vista, ma ovviamente ricordano che la ripresa dipende da settore a settore come da regione a regione. E comunque – sottolinea Linda Fischer, Chief Sustainability Officer, ed è già una notizia che ci sia un chief ad hoc – la ripresa dovrà essere “sostenibile”. Per esempio, dagli anni 90 DuPont ha accresciuto il suo business del 40 per cento ma ha ridotto il suo consumo di energia del 30 per cento.

Due annotazioni attirano subito l’attenzione di un osservatore italiano. La prima: negli Stati Uniti è tornata forte la domanda nel settore automobili (buon per Fiat/Chrysler?). La seconda: “La grande domanda post crisi è legata alla produttività. I nostri clienti ci chiedono: come possiamo essere più produttivi?”.

In Iowa si parla soprattutto di agricoltura e si parte da due dati, ricordati da Jim Borel, vicepresidente DuPont. Il primo: entro il 2050 ci sarà un incremento della popolazione del 34 per cento. Il secondo: serve un 70 per cento di incremento della produzione per venire incontro alla domanda di cibo entro il 2050. Dunque, bisogna incrementare la produttività dei raccolti e DuPont copre tutta la filiera, dai semi al packaging, passando per la protezione dei raccolti (erbicidi, insetticidi) e gli ogm. E’ l’investimento sui megatrend.

Nota a margine sul peso geopolitico ed economico dei continenti: la delegazione straniera  più folta al Global Media Briefing DuPont era quella “Asia e Pacifico” (venti persone), la più smilza era quella della vecchia Europa (cinque persone).