Anche se vincono i partiti islamici, non si stava meglio quando si stava peggio

E adesso molti diranno che però ora vincono i partiti islamici. Embé? E' chiaro che il rischio del fondamentalismo c'è, dopo decenni di dittature più o meno militari, ma il fatto che ci sia il pericolo di un'ondata di vittorie elettorali islamiche, oltre ad arricchire il dibattito di analisi sapute, vuole anche dire che allora si stava meglio quando si stava peggio?

L'occidente ha accettato lo status quo dittatoriale nel mondo arabo-musulmano per decenni. In quei decenni il ruolo dell'opposizione era spesso svolto da movimenti e partiti clandestini, anche islamici. Ora è ovvio che quei partiti raccolgano alcuni frutti della fine delle dittature.

Ma un occidente capace soltanto di preoccuparsi della possibile deriva islamista, dopo le primavere arabe, si mostra pessimista e stanco, denota una scarsa convinzione nelle magnifiche sorti e progressive della libertà individuale e della democrazia come strumento di risoluzione dei conflitti nelle società moderne e dunque complesse.

All'occidente invece è richiesto uno sforzo supplementare, dopo quello bellico o dopo il sostegno (per la verità recente) ai movimenti di opposizione. L'aiuto economico e politico che la comunità internazionale può dare per mostrare alle popolazioni appena liberate i dolci frutti delle libertà è molto più utile del continuo tentennare tra rimpianto dello status quo ante e voglia di ritirare i propri soldati.

La comunità internazionale deve aiutare le nuove democrazie a sviluppare sempre di più gli antidoti, meglio: le difese immunitarie, contro i rischi di un ritorno alle autocrazie, anche se in versione religiosa.