Da "Gli anni di Berlusconi", l'instant e-book del Sole
Nel bene o nel male Silvio Berlusconi ha dato all’Italia il bipolarismo, l’alternanza e perfino, anche se sembra ironico dirlo ora, una certa stabilità delle coalizioni. Non è però riuscito a far fare a uno dei poli, il suo, la profonda riforma liberale di cui il Paese aveva e ha bisogno. Così non ha dato all’Italia una solida crescita economica, “meno tasse per tutti” e uno slancio ottimista verso il futuro. Anzi.
Il paradosso di Berlusconi è che come imprenditore ha ottenuto successi e guai grazie a o per colpa di quello che ha fatto – case, tv, pubblicità, libri, giornali, assicurazioni, cause, tante cause giudiziarie – e non per quello che è: non è certo un figlio legittimo dell’establishment destinato a un’ovvia carriera imprenditoriale, ma al Berlusconi politico è accaduto il contrario. Nel bene e nel male Berlusconi ha ottenuto successi e sconfitte più per quello che è che per quello che ha fatto e fa. E’ odiato o amato più per quello che è che per quello che fa. Ha vinto e ha perso più per quello che è che per quello che fa.
E’ stato così fin dall’inizio: la sua presenza nel 1994 colmò un vuoto politico, quello creato dalle inchieste di Tangentopoli e dalle spallate referendarie al vecchio sistema, e nel 1994 vinse per quello che era, un imprenditore di successo, l’uomo della televisione privata.
Voleva guidare il governo del fare, nel bene e nel male è stato il campione della politica dell’essere, dell’essere Berlusconi. Per questa ragione le campagne elettorali sono sempre state il suo vero campo di gioco, soltanto a ridosso delle urne Berlusconi è sempre riuscito a essere se stesso, il grande seduttore, infingimenti compresi ovviamente.
Ha guidato quattro governi, fondato due partiti, inventato tre coalizioni, perso due volte e vinto tre, raccolto milioni di voti. Ha sempre messo se stesso al centro, anche nel caso di alcune iniziative legislative. Perfino il conflitto di interessi nasce da ciò che Berlusconi è, più ancora che da quello che fa.
Ha tentato in due occasioni, una al goveno e una all’opposizione, la grande riforma costituzionale. Quella fiscale l’ha promessa innumerevoli volte. Nel frattempo, prima e dopo la politica, ha vinto 27 trofei con il Milan, ha avuto due mogli, cinque figli, un impero economico-finanziario e un mare di guai pubblici e privati. I suoi numeri, nel doppio senso del termine e comunque la si pensi, ci riguardano da vicino, sono almeno in parte anche i nostri numeri, i numeri degli ultimi 17 anni. Per questo motivo il Sole 24 Ore ha deciso di metterli tutti in fila, nel bene e nel male.