La strategia di Passera, le similitudini con Renzi e lo spirito di Kadima

C’è qualcosa di simile nella strategia del sindaco di
Firenze, Matteo Renzi, e in quella del ministro dello Sviluppo economico,
Corrado Passera. Ovviamente Passera ha un profilo più
extrapolitico, ma entrambi sono esponenti in ascesa (sebbene più o meno
indipendenti) dei loro rispettivi movimenti/schieramenti/coalizioni. Entrambi
avevano un’idea diversa, più innovativa e ambiziosa ma forse più rischiosa e
più difficile, per la loro forza politica in vista delle prossime elezioni
nazionali. Ma entrambi non l’hanno potuta attuare. Per ora.

Nel caso di Passera, per esempio, si potrebbe dire che il
ministro ha ragione nel merito – meglio la lista Monti unica e
ambiziosa e, dunque, nuovo partito riformatore in nuce – mentre Pierferdinando
Casini, leader dell’Udc, ha ragione nel metodo – con questa legge elettorale,
meglio alla Camera avere più liste e una con lo scudo crociato.

Il premier Mario
Monti, del resto, parlando due giorni fa alla presentazione
della lista del suo movimento al Senato in Lombardia, quando ha usato la parola
“partito”, ha poi detto qualcosa come “non precorriamo i tempi”, come a voler
far capire che il progetto più ambizioso è giusto, è in pista, ma prematuro.

Ecco, Renzi e Passera avevano un’idea diversa. Entrambi l’hanno
avanzata. Ci hanno provato. Hanno dato battaglia. E’ andata diversamente.
Dunque entrambi ora, senza eccessi ma con chiarezza (vedi la recente intervista
di Passera al Corriere della sera), manifestano i loro dubbi rispetto alla
scelta risultata alfine maggioritaria nel loro schieramento con un
atteggiamento di leale distanza dal campo di gioco.

Per questa ragione Passera ha scelto di non essere
candidato. E aspetta. Come Renzi. Aspetta che cosa? Un po’ come il sindaco di
Firenze, attende che le debolezze e le contraddizioni da lui segnalate
emergano, prima o dopo il voto, per poi raccogliere la possibilità di essere la
nuova sintesi, la nuova ipotesi per il suo schieramento, per l’Agenda Monti.  Qualche debolezza già si coglie.

Certo, la lista Monti al Senato
in Lombardia può fregiarsi del titolo di tridente, anzi, di schema a quattro
punte: Albertini, Ichino, Mauro
, Della Vedova, ma, come ha segnalato su Europa
di ieri il direttore Stefano
Menichini
, latita lo spirito di Kadima, lo spirito appunto
del movimento nuovo che si fa partito per via elettorale unendo anime diverse e
senza avere paura di lasciar svaporare simboli, tradizioni e apparati del
passato.

Tralasciando il fatto che poi, per le alterne vicende della politica
israeliana, Kadima non è un esempio di preclaro e duraturo successo, c’è però
del vero nell’analisi di Menichini (e dunque negli avvertimenti finora inascoltati
di Passera). C’è da scommettere che Monti lo sappia e che, prima ma soprattutto
dopo il voto, il ruolo di Passera sarà meno defilato di ora.