Matteo Renzi, il contraltare


Renzi-tf-ansa-19-10-258Matteo Renzi sceglie il contraltare perché la maggioranza degli italiani spera nel contraltare a ciò che è accaduto negli ultimi anni e a ciò che sta accadendo in questi giorni. Mentre a Roma si traccheggia, si tratta, si negozia, il sindaco di Firenze gira l'Italia, passa ad Amici, parla al Vinitaly, va, dice, spiega, usa parole come "speranza" e "futuro", mentre tutto altrove sembra soltanto lacrime e sangue.

La sua tattica, tra una battuta per Pier Luigi Bersani e magari un caffè con Massimo D'Alema, è non avere tattiche. Non parla di alleanze, non ha schemi tattico-strategici scritti a tavolino e non conta sul gioco di sponda di correnti o correntine, di leader o leaderini. Renzi va, chi vorrà seguirà. Questa è la sua logica.

E' sbagliato porsi domande tipo "ma il Pd glielo lascerà fare?", "ma con chi sia allea tra gli oligarchi democrat?", "ma gli conviene il voto subito, in autunno o tra un anno?". La risposta a queste domande Renzi la dà non rispondendo, non gli interezza il calendario delle opportunità tattiche né il gioco delle alleanze più o meno strategiche. Renzi vuole essere il contraltare a tutto ciò che c'è stato finora: tattiche, incertezze, logiche partitiche.

Per questi motivi, se può, non partecipa alle riunioni di partito, quelle che chiama (più o meno) "sedute di autoanalisi". Vuole che gli italiani vedano un film diverso rispetto a quello che viene proiettato nei palazzi romani della politica imballatta tra tradizione stantia e movimentismo sgangherato, vuole far vedere un film diverso anche rispetto alle "provocazioni" in streaming, che magari fanno audience e voti ma non è detto che aiutino a governare un paese e a far ripartire un'economia.

Renzi tira dritto e parte per tempo. Come fece Silvio Berlusconi per vincere nel '94, mentre un governo Ciampi reggeva pro tempore le sorti del paese in attesa della vittoria di un vero, nuovo leader politico. Come fece Romano Prodi per vincere nel '96, mentre un governo Dini reggeva pro tempore le sorti del paese in attesa della vittoria di un vero, nuovo leader politico.

Per emergere bisogna distinguersi. Il vantaggio di Renzi, oggi, è che adesso perfino il Movimento 5 Stelle è "nel palazzo", addirittura lo occupa, mentre il sindaco di Firenze riesce perfino a farsi tener fuori con "qualche telefonata giunta da Roma", dunque per scelta del suo partito e nella sua regione, dai grandi elettori per il presidente della Repubblica.

La strategia di Renzi per la comunicazione della nuova offerta politica è essenzialmente la scelta di comportarsi come se il futuro fosse già presente, senza rispondere alle logiche del passato. Così si costruiscono le vittorie politico-elettorali perché così si dimostra coraggio, si diffonde speranza e si rassicura pur promettendo cambiamenti.

Certo, non è detto che tutto riesca a Renzi come Renzi e i renziani sperano, ma le scelte finora sono giuste, anche quando sono il frutto di un po' di "cattiveria", sintomo di determinazione: io ho perso le primarie, ma Bersani ha perso le elezioni. Sottinteso: la prossima volta tocca a me, tocca a noi.

  • mariagrazia9 |

    Per acume l’on. Bersani mi ricorda quel Ministro del Duca di Modena che nel 1848 pensava di fermare il Risorgimento decretando che gli studenti assenti da scuola per rivoluzione venissero bocciati. Finì immortalato sui muri della città con un epigramma. (Il ministro ha decretato che il presente sia passato/ il ministro ha sempre in mente che il passato sia presente/ ma il ministro è poi sicuro che il presente sia futuro?) Il ducato finì punto e basta.

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