La risposta alla grande domanda su Renzi e Letta dipende dall’obiettivo

Come dare torto a Oscar Farinetti, geniale patron di Eataly, o a Carlo Freccero, geniale patron di tanta televisione innovativa, quando dicono che quei due devono fare un patto (anche se in politica i patti valgono sempre piuttosto poco, contano i fatti)?

Dice il primo, Farinetti, al Secolo XIX: "Siamo di fronte a due bei personaggi. Sarebbe una bella sfida, e sono gli unici che possono salvare il Pd. Io li vedo complementari tra loro, Renzi e Letta". Però, guardacaso, Farinetti Renzi lo cita per primo. Piccolezze, si dirà.

Ribadisce Freccero, dopo aver detto che la sinistra non esiste più: "Sarebbero un ticket straordinario assieme, perché sono due versioni della stessa cultura politica. Sono il cambiamento".

Ecco, la domanda dell'estate, almeno fino al Congresso Pd (a proposito, mi sono perso, la data è stata fissata?), e a margine degli interrogativi sul futuro della coppia D'Alessio-Tatangelo, è questa: tra Letta e Renzi sarà sfida o intesa?

Non sembra più ci siano altre opzioni oltre a queste due diamentralmente opposte eppure così cariche di significati.

Mentre l'onorevole Francesco Boccia sta cercando di tirare fuori il "lettismo" dalle pericolose (sempre per "il lettismo", s'intende) secche del buonismo grancoalizionista, sfidando i renziani sul loro campo, il rinnovamento appunto, i supporter del sindaco di Firenze attendono il momento giusto per controproporre, per rilanciare, ma intanto non cascano nell'errore di dividere subito il fronte del nuovo aprendo al dialogo sulla mozione Boccia. Pretattica congressuale, certo. Ma intanto nella pretattica c'è della tattica.

La domanda però resta: Renzi e Letta alleati o concorrenti? Concorrenti lo saranno sempre, alleati possono decidere di esserlo.

Almeno per un tratto di strada, almeno finché in giro c'è un certo Silvio B. che sospira le elezioni come un lavacro rivendicativo dopo la condanna subita, Letta e Renzi possono trovare un modo per convivere e per dare al centrosinistra un equilibrio di potere. Non è facile, ma è possibile.

La risposta alla grande domanda però dipende molto anche dall'obiettivo.

Se l'obiettivo è avere più chance di vincere le elezioni, non c'è dubbio che un patto tra Renzi e Letta sia un'arma più sicura. Di centrosinistra litigiosi gli elettori ne hanno visti e bocciati tanti. C'è chi, Filippo Sensi, su Europa, lo ha immaginato e sceneggiato "il patto del grano".

Se però l'obiettivo è decidere davvero come cambiare l'Italia, dopo aver vinto le elezioni, è possibile che una sfida vera e propria tra i due, Renzi e Letta, sia più capace di indicare una direzione certa, anche per evitare che in futuro dal patto contingente si passi al logorio permanente (e vicendevole): decretando vincitori e vinti, in pubblico e a singolar tenzone, alcuni rischi si possono scongiurare, anche se la pugna politica certo provoca vittime politiche e richiede coraggio.

Vedremo, forse. Ma la data è fissata?

  • enver |

    domanda a corollario: e la sinistra (quella di derivazione socialista e socialdemocratica, ambientalista e laica, referendaria e legata ai movimenti)?

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