I simboli a volte sono tali soltanto per caso, ma le parole spesso un po' meno.
Allora vedere il simbolo del Ppe, il Partito popolare europeo, ben ostentato dietro a un Pierferdinando Casini che si dice convinto che alla fine Silvio Berlusconi farà gesti di responsabilità può colpire l'attenzione.
E può colpire l'attenzione soprattutto se più o meno nelle stesse ore, Mario Monti, leader di Scelta civica, alla festa del suo movimento dice che la collocazione europea non è ancora decisa, che sia Ppe sia Alde, l'Alleanza dei liberali e dei democratici europei, sono interessati ad accogliere i montiani, che insomma poi si vedrà.
La possibile minor agibilità politica di Berlusconi rinfocola nell'Udc tentazioni neodemocristiane e riaccende le ipotesi di ricomposizioni sul fronte moderato di tutte le forze politiche che, con un Berlusconi più defilato, starebbero naturalmente nello schieramento avverso alla sinistra. Dunque Casini torna a fare il centro che guarda a destra.
Per Monti e i montiani di Scelta civica, che incalzano e invitano le larghe intese e il governo a fare – patto di coalizione – addirittura con la velata minaccia di uscire dalla maggioranza, il discorso è decisamente più complicato e più sbilanciato verso Matteo Renzi, che in fondo all'esecutivo guidato da Enrico Letta dice le stesse cose di Monti: o fate o che stabilità è?
Del resto nei giorni scorsi diverse allusioni di Monti e dei montiani hanno lasciato intendere una certa attenzione rivolta al Renzi che sta per prendersi la guida del Pd. Un Pd a trazione renziana è un naturale alleato di Scelta civica, ne sono convinti in molti dentro e fuori il movimento.
Quindi ora l'alleanza centrista coltiva al proprio interno due opposte tentazioni: Casini di qua, Monti di là. Ovviamente non è detto. Ovviamente non è detto che per entrambi sia un male. Ovviamente si vedrà, prima o poi.