Secondo l'ultimo sondaggio Tecné per SkyTg24, il Pd in fatto di consensi si attesta al 26,1%, il Pdl al 25,3% e il Movimento Cinque Stelle al 24,8%. Quindi "pochi decimali di punto dividono tra loro, oggi, i tre principali partiti", recita l'agenzia. Sommando tutte le forze politiche, il centrodestra sarebbe di un soffio davanti rispetto al centrosinistra, ma la situazione dei vari schieramenti è talmente fluida e in divenire, tanto che fra un po' il Pdl forse si chiamerà in altro modo, Forza Italia, e il Pd avrà un altro segretario, molto probabilmente Matteo Renzi, che non è questo il segnale più interessante.
Semmai forse è da notare, nonostante qualche osservatore abbia a più riprese parlato di declino, il ritorno del Movimento 5 Stelle sui livelli, poco meno, delle scorse politiche a scapito di un calo del Pd. Questo è il punto politico, notato anche nell'esito delle elezioni di febbraio. Il movimento di Grillo sale quando il Pd scende e viceversa. Il M5S prende voti a destra come a sinistra, ma mentre i voti degli ex berlusconiani diventati grillini sono ormai stabilmente passati con il M5S, gli elettori di sinistra che scelgono Grillo lo fanno quando sono delusi dal Pd e tornano a scegliere il Pd quando non sono delusi.
Questa oscillazione rappresenta il "voto marginale" che fa scendere o salire Grillo. Dunque magari la maggior parte dei voti di Grillo non arriva dal centrosinistra, ma la quota porta che fa sì che Grillo stravinca oppure no, il voto marginale appunto, arriva sì dal centrosinistra.
Questo è il dato ben compreso da Matteo Renzi. Per questo motivo il sindaco di Firenze sembra spesso tenere posizioni attente a evitare l'oscillazione di consensi di cui sopra. Come nel recente caso Cancellieri, che forse è alla base del (temporaneo?) calo del Pd a vantaggio del M5S.