La sorte delle forze politiche nate da una scissione è spesso (sempre?) la stessa: entusiasmo iniziale, crisi di identità (e/o paura dell'irrilevanza) successiva, temutissima prova del fuoco elettorale, declino con rimpianti. Le eccezioni? Il Partito radicale, per esempio.
Ma per essere un'eccezione bisogna da subito costruire una forte identità politica che non sia soltanto "noi non siamo più il nostro partito padre" oppure "noi non vogliamo più il nostro antico leader del partito padre". Questa è la sfida (il problema) di Angelino Alfano e dei suoi diversamente (ex?) berlusconiani.
Le difficoltà tattiche del Nuovo centrodestra, inoltre, derivano dall'assenza di reali possibili ritorsioni che lo stesso Nuovo centrodestra può mettere in campo in caso di sua assoluta scontentezza. Far cadere il governo? Proprio il partito che sulla stabilità dell'esecutivo ha posto la sua prima pietra? Minacciare di andare al voto? Proprio il partito che è ancora tutto da costruire, almeno nell'immaginario politico collettivo?
La sfida che tocca ad Alfano è di quelle toste e ambiziose, anche perché c'è da ricordare che molti esponenti che lo hanno seguito nel Nuovo centrodestra non hanno l'adamantina fama dei rottamatori tanto in voga secondo lo spirito dei tempi.
Giustamente Alfano, che tatticamente ha il quid democristiano e dunque scafato nel Dna, ora rilancia e a Mix24 su Radio 24 dcie: non basta un rimpasto, ci vuole un nuovo governo, un Letta bis. Dimostra dunque di essere consapevole che dovrà rinunciare ad alcuni (suoi) esponenti di governo e sa inoltre che, in caso di Letta bis, avrà una composizione governativa probabilmente ridotta, nel numero o nel peso, anche per far posto a qualche esponente della nuova maggioranza del Pd.
Eppure nella nuova fase, quella in cui Matteo Renzi, non essendo al governo, prova a fare in Parlamento le riforme attese da anni d'intesa con il più alto colle, Alfano preferisce garantire al governo (e alla legislatura) una durata più lunga, anche appunto per tentare la sfida, dare un'identità vera – e non soltanto pigramente cattolico-conservatrice o stancamente diversamente berlusconiana – al suo Nuovo centrodestra, per evitare quella sorte che di solito tocca alle forze politiche nate da una scissione. Programma ambizioso o vaste programme, che dir si voglia.