“Da questo partito se vogliono mi cacciano”, ha detto Vannino Chiti a Effetto giorno su Radio24. La frase ricorda un po’ il “che fai, mi cacci?” di finiana memoria. In realtà i malumori della minoranza del Pd non nascono certo oggi e dall’esclusione di Corradino Mineo dalla commissione che si occupa delle riforme costituzionali. Già al momento della fine del governo Letta e man mano che sempre più dissidenti grillini lasciavano il Movimento 5 Stelle (“spiragli!”) era cresciuta la tentazione, non nascosta nelle dichiarazioni dello stesso Mineo, di far vita a un gruppo parlamentare alla sinistra del Pd, che appoggiasse sempre più criticamente il governo Renzi, attraendo sempre più dissidenti grillini e curando con una nuova prospettiva i mal di pancia di Sinistra, ecologia e libertà. Il successo di Renzi alle Europee, la faida nella lista Tsipras, il malessere pentastellato, il vuoto altrove stanno creando le condizioni perché quella tentazione torni a essere forte. Insomma, non si è fatto il nuovo gruppo a sinistra del Partito democratico sulla fiducia a Renzi, c’è chi pensa si possa fare sulla sfiducia a Mineo. Che dice Pippo Civati? Per ora ha definito “molto grave” la scelta di sostituire i senatori in commissione e si è chiesto: “Perché tanta prepotenza?”, cercando di dare la colpa a Forza Italia e alludendo al fatto che sarebbe il patto con Berlusconi a non reggere. Per ora però, su questi temi, sembra si balli soprattutto nel Pd.
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