Le sale d’attesa

Dovremmo riempire le nostre sale d’attesa di musica perché la manutenzione delle nostre esistenze, soprattutto se sofferenti, è una componente essenziale dello sviluppo (anche economico) di una società avanzata.
Ieri, per esempio, all’ospedale San Maurizio di Bolzano è stata inaugurata la sala d’attesa che diventa “sala della musica” in ricordo di Carlotta Nobili, “donatrice di musica”, che ha raccontato la sua malattia sul profilo Facebook e sul blog “Ilcancroepoi”.
Valeria Frangipane racconta sull’Alto Adige che alle pareti ci sono le foto di questa bella ragazza di 24 anni, concertista e direttrice d’orchestra. Ieri un concerto a un passo dalla cura, presto nuove iniziative musicali a ridosso dei dolori.
“Così la sala d’attesa di oncologia ha cambiato volto”. Davvero. “Credetemi non è una questione marginale – ha spiegato il primario Claudio Graiff – so che non basta cambiare nome per trasformare la sostanza delle cose, ma credo che se ci mettiamo l’anima anche queste quattro mura, che troppo spesso non sanno spezzare l’isolamento, si possano trasformare in qualcos’altro. Penso che non vadano percepite come spazi rubati alla vita”. Anzi, ecco un buon esempio di vite che provano a riconquistare spazi per la loro qualità, perché anche una malattia – ha raccontato Carlotta nel blog – può essere “un’opportunità per guarire nell’anima”. E musica e anima sono concetti tra loro molto intonati.