In politica vince l’originale

“The speculation about Mr Cameron’s new immigration policy has done nothing to bolster Tory poll ratings or to stop the advance of the UK Independence party, which is odds-on to win this month’s Rochester & Strood by-election”.

viaTory focus on migration fails to stop Ukip – FT.com.

Il problema e il monito per il primo ministro britannico, David Cameron, sono molto chiari: in politica vince l’originale, soprattutto quando si vuole vincere giocando sulle ali, sulle estreme. C’è chi dice – ne dà conto anche l’articolo del Financial Times – che in realtà il primo ministro britannico stia cavalcando adesso il tema dell’immigrazione per sgombrare bene il campo da altri dossier prima di iniziare a parlare, più a ridosso delle elezioni, e forte e chiaro di economia, del tema dei temi, che è poi in fondo il campo in cui il governo a guida Tory, ma in compartecipazione con i Lib-dem, può vantare il bilancio migliore.

La questione è semplice: quando una forza politica minacciata da un’altra forza politica ne mutua tematiche e toni rischia soltanto di apparire poco autentica – e ciò a maggior ragione se il tutto accade in clima elettorale o pre-elettorale – ma soprattutto avvalora le ragioni del partito concorrente. Pochi leader politici, uno tra questi è stato il Nicolas Sarkozy al tempo della candidatura alle presidenziali (nei confronti dell’Ump), sono riusciti nel recente passato a contenere le spinte radicali da destra o da sinistra giocando sul loro terreno preferito.

Senz’altro non risulta molto credibile sul punto David Cameron (nei confronti dell’Ukip), che ha sì difeso le prerogative britanniche nel franco dialogo con l’Unione europea, ma all’inizio della sua esperienza di governo aveva scommesso molto su una cornice ideologica – la cosiddetta Big Society – ben diversa: meno Stato (mamma e padrone) e più società, nel senso di associazioni, sussidiarietà.

Comunque chi vuole votare alle estreme non si lascia convincere da improvvisi ripensamenti delle ali non estreme a dirottare il voto verso (più) tradizionali partiti. La cronaca politica infatti dimostra che il cosiddetto voto di protesta non si strappa con le parole a chi lo rappresenta fin dall’origine del malcontento, semmai con i fatti…