“Sarà difficile fare meglio, il prossimo anno, dopo l’accoppiata Renzi-Marchionne”. Si parla del Festival dell’Economia di Trento, ma in realtà – s’intuisce – anche d’altro. Il racconto di Claudio Giunta, edito da il Mulino, ha come obiettivo definire che cosa significa “Essere #matteo renzi” e aver, “alla lettera, spento” questo “avanzo stantio di sinistra novecentesca”. Però queste osservazioni “non hanno alcun rilievo politico, anzi non hanno proprio attinenza con la politica, riguardano solo il linguaggio”. Anche perché il problema dei taxi non lo risolve il decreto Bersani, lo risolve, o lo complica, Uber. Ovvero la politica conta meno di quanto pensa di contare. Così, con un evidente che di simpatetico e uno stile sinceramente divertente, l’autore, che insegna Letteratura italiana all’Università di Trento, spiega Renzi e il suo successo con le regole, la storia e le filosofie del linguaggio. Due le principali tattiche renziane di risposta alle domande, fors’anche alla domanda “qual è la capitale del Burkina Faso?”. La prima: la tattica del rilancio, cioè “noi vogliamo e chiediamo di più e di meglio”. La seconda: la tattica dell'”affogare il problema in un problema più grande”. E poi? E poi ovviamente lo stramaledetto storytelling: “‘Le ‘cose in sé’ non esistono, le cose sono ciò che mettiamo dentro le cose, non esistono fatti ma solo interpretazioni”. E poi l’italiano medio e l’inglese men che medio. E poi il presunto, ostentato primato dell’Italia e degli italiani.
“Perché mai uno dovrebbe non amare Matteo Renzi?”. Perché qualcuno, che non sia “l’amico snob”, dovrebbe non amare “uno che non conosce inibizioni, perché non conosce registri”? Perfino nella conservazione e nell’amore per il passato glorioso, per esempio di Firenze, Renzi aggiunge il condimento del rilancio e il companatico dell’emozione. Nome in codice “entusiasmo”. “Renzi non vuole cambiare l’esistenza, non vuole mettere il mondo su altri binari, vuole che i binari su cui si trova scorrano meglio”. Come tutti, o almeno come la maggioranza degli italiani.
Un saggio veloce da leggere. E da regalare agli amici snob.