E i cattolici di Milano? “Si facciano avanti”

IMG_0077Il quasi silenzio dei cattolici milanesi in vista delle prossime elezioni amministrative e l’assenza di una candidatura o di una proposta politica davvero di ispirazione dichiaratamente cristiana e liberale – Corrado Passera, sebbene intenda senz’altro rappresentare una fetta di questo elettorato, per ora non sta marcando troppo in tal senso la sua campagna e Nicolò Mardegan sarà davvero in campo dal 23 gennaio – sono in qualche modo rotti da due recenti iniziative, una più “politica” e una istituzionale.

Quella più politica è stata la richiesta di avere un confronto con i candidati alle primarie del centrosinistra giunta da Acli, Casa della Carità e Centro San Fedele, un confronto che potrebbe tenersi ai primi di febbraio. Ovviamente nessuno ipotizza indicazioni di voto ufficiali, ma molti vogliono conoscere, discutere e condividere temi cari al mondo cattolico all’interno di un programma per la città.

Ecco, “Per la città” s’intitola il documento del consiglio episcopale lombardo datato 11 gennaio 2016, cioè l’iniziativa più istituzionale. Con questo documento l’Arcidocesi vuole offrire indicazioni ai fedeli (e non soltanto a loro) in vista delle prossime scadenze elettorali. Il primo richiamo utilizza una parola ricca di significato e bella anche nel suono: “stile”. E’ “possibile praticare uno stile cristiano tra coloro che hanno a cuore la vita buona in città”. Qui si coglie peraltro il richiamo al confronto permanente metropolitano creato dal cardinale Angelo Scola assieme al mondo laico rappresentato dal filosofo Massimo Cacciari per i Dialoghi di vita buona.

Lo stile cristiano, poi, deve portare al (e vestire il) farsi sentire e l’agire con “entusiasmo e coraggio”. Molto “scolastico”, inoltre, il suggerimento, nel discutere di Milano, a non basarsi su “principi astratti” e “ideologie” perché “nell’amministrazione locale i grandi temi e le esigenze spicciole della vita quotidiana richiedono concretezza e realismo”. Il consiglio episcopale vuole invitare i cattolici competenti e attivi a partecipare sempre di più: “Si facciano avanti anche a Milano e nelle terre ambrosiane!”. Con tanto di punto esclamativo. Non si accontentino di “confronti ‘privati'” e contesti accademici. Perché c’è “il dovere della partecipazione”, oltre al naturale e centrale “rigoroso senso di onestà”: “stile cristiano”, appunto.

La partecipazione è un dovere non neutrale, perché “la Chiesa non si schiera, i cristiani laici sì, con rispetto e coraggio”. Ritorna la sottolineatura, anche questa molto “scolastica” nel senso di Scola, del “coraggio” necessario. “In conclusione, una domanda”. Qui sta la forza della pro-vocazione che il cardinale e il consiglio episcopale milanese vogliono offrire: “Che cosa ti impedisce o ti trattiene dall’offrire il tuo contributo, con il pensiero, la parola, la riflessione documentata e condivisa, con il tempo, il voto, la candidatura a una responsabilità amministrativa, per edificare una città sempre migliore?”. Nell’uso della seconda persona singolare e nel rivolgersi a quel tu che siamo tutti noi si coglie l’insegnamento in “stile cristiano” sempre vivo nell’opera e nelle parole di Scola: giocarsi in prima persona singolare nella comunità di tutti.