Il Novantatré a sangue freddo

Ogni ventennio dura un po’ più di vent’anni. Quest’ultimo, per esempio, iniziò nel 1993. “Novantatré” è il libro di Mattia Feltri, inviato ed editorialista della Stampa. È un’inchiesta a sangue freddo sull’anno in cui tutto questo iniziò e va letta proprio ora che forse un’altra fase sta iniziando (altri vent’anni?). La scrittura è naturale, dunque perfetta, il modo di raccontare unisce una sorta di flashback al contrario (si viaggia nel futuro vissuto per comprendere il presente storico di allora, del ’93) alla precisione della ricostruzione e alla ricchezza delle citazioni. Va letto, va letto, va letto. E a proposito di citazioni, leggendo “Novantatré” si coglie come ancora una volta fu Marco Pannella a…: “Questa gente che con una certa dignità, con una dignità certa, conclude una vicenda e ne sottolinea un’altra. In realtà Gardini e gli altri sapevano di agire secondo la legalità partitocratica dettata dall’ordine giudiziario in questi anni. In loro c’è lo sgomento e lo scandalo; la legge ladra era la legge imposta dall’ordine giudiziario italiano (…). È in questo contesto che uomini come Moroni, Gardini, Cagliari sentono insopportabile lo scandalo che li colpisce (…) e si sentono indifesi perché i loro persecutori furono i loro complici, se non i loro ispiratori, e oggi sono i loro giudici (…). Si assiste a un crollo di un regime, di una cultura, di una storia, ma nello stesso tempo si fanno avanti badogliani e bottaiani…” (Marco Pannella, ai giornalisti, 23 luglio 1993).