Beppe Sala sta correndo un rischio

img_0398-2.jpegCome sull’altro fronte Stefano Parisi, anche Beppe Sala sta correndo un rischio nella gestione dei rapporti con i partiti e le forze politiche che lo sostengono o che potrebbero sostenerlo: quello di mostrare fin da subito, fin dall’incontro notturno a casa Lerner, quello che sarà il punto debole della sua eventuale coalizione di governo della città, cioè la litigiosità, la scarsa propensione alla sintesi (pragmatica) dei programmi e delle ambizioni personali e/o partitiche.

Scrive su Facebook, per esempio, Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare con il sindaco Giuliano Pisapia e già candidato alle primarie, “che i giornalisti maliziosamente questa mattina mi han chiesto ‘e lei per sé a Sala cosa chiederà?’. Ho risposto quel che credo più urgente. Continuità sui diritti civili, politiche ambiziose sull’ambiente, un piano forte e radicalissimo contro le povertà. Credo che le ambizioni personali (che non vanno nascoste anche perché la politica è fatta pure di scelte sulle persone) oggi debbano venire dopo. Prima, per favore, parliamo di Milano”.

Il riferimento implicito (e un po’ malizioso) di Majorino è al fatto che Francesca Balzani avrebbe chiesto per sé, in rappresentanza degli elettori delle primarie che le hanno assegnato il secondo posto nelle preferenze per la corsa a Palazzo Marino, il ruolo di vicesindaco nella futura, eventuale giunta.

Al di là degli aspetti personali e della complicata trattativa con tutta Sel o con un pezzo della suddetta, il rischio per Sala è di far trapelare, anzi, di mostrare in modo chiaro come il collante delle anime del centrosinistra cittadino sia o possa essere più di carattere pratico-rappresentativo, in sostanza di (occupazione del) potere, che di natura progettuale, programmatica e culturale, come invece dovrebbe essere.