Sei domande sei al candidato sindaco di Milano Beppe Sala

giuseppe-sala-imago-258Beppe Sala, 57 anni, è stato commissario unico per Expo Milano 2015. Ha ricoperto ruoli manageriali prima in Pirelli e poi in Telecom. Prima di Expo, è stato per un anno e mezzo direttore generale del Comune di Milano. E’ candidato sindaco di Milano per la coalizione di centrosinistra, dopo aver vinto le primarie cui hanno partecipato anche Francesca Balzani, Pierfrancesco Majorino e Antonio Iannetta. Qui risponde a sei domande sei sulla sua candidatura.

1. Quanto è solida e che cosa manca alla coalizione che la sostiene?
La coalizione è solida sui temi di fondo e sui valori della città che vogliamo. Sono i valori dell’inclusività, della condivisione, dei diritti e dei doveri chiari. Nella nostra coalizione non c’è spazio per leader nazionali messi come capilista per fare le figurine. Con noi non possono stare persone come Matteo Salvini che insultano il Presidente della Repubblica e il Papa e che Stefano Parisi, un giorno sì e un altro pure, deve smentire, correggere o redarguire.  

2. Qual è l’iniziativa che condivide di più di quelle che le lascerà in eredità Pisapia?
La giunta Pisapia ha fatto molto per Milano su diversi fronti, ma in particolare sulla legalità, diventata un simbolo di questi cinque anni di amministrazione. Se poi lo rapportiamo a quanto ha fatto il centrodestra in Regione con i vari Formigoni, Daccò, Rizzi, beh… la differenza è chiara. La legalità e la trasparenza saranno un elemento cruciale della mia candidatura. Vogliamo che Milano sia leader in Italia anche da questo punto di vista e all’avanguardia nella capacità di gestire al meglio il bene pubblico nella massima trasparenza.

3. La prima opera da avviare a Milano?
Lo sblocco della riqualificazione degli scali ferroviari, perché rivestono un’importanza strategica per la città. Finora è stato fatto un grande lavoro negoziale è importante ripartire da dove ci si è fermati, se necessario fare migliorie, ma in tempi brevi, e poi partire con i lavori.

4. Il primo problema da risolvere a Milano?
Abbiamo una “macchina pubblica” appesantita da un’eccessiva burocrazia, elemento che crea inefficienze e rende la città poco attrattiva per gli investitori esteri. Ritardi, autorizzazioni cavillose, mancanza di comunicazione tra uffici creano problemi e rallentano i processi. Voglio puntare sulla semplificazione della Pubblica Amministrazione, renderla più moderna e garantire una ricaduta positiva sulle piccole e medie imprese.

5. Dove troverà le risorse per il suo programma?
Alcune delle risorse economiche che ci servono potranno essere recuperate diminuendo la presenza del Comune nelle partecipate: non è un tabù scendere al di sotto del 50%, mantenendo comunque la governance pubblica. Questo intervento permetterà di liberare risorse da allocare in altri progetti previsti dal programma.

6. Qual è il punto debole della sua candidatura e come cerca di superarlo?
Sono un manager che ha un trascorso imprenditoriale, a volte il mio linguaggio diretto e franco mal si adegua al linguaggio e ai riti della politica. Chi poi mi frequenta, riconosce che questo non è un limite, ma anzi un importante fattore distintivo che mi caratterizza.