La maggioranza degli americani – dicono i sondaggi – è contraria all'innalzamento del livello legale del debito, argomento di serrata trattativa tra Amministrazione Obama e partito repubblicano. Il leader del Gop al Senato, Mitch McConnell, ha avanzato un piano B per uscire dall'impasse (video) che porterebbe al blocco delle spese, dunque delle pensioni e di altro, del governo degli Stati Uniti. Quando un governo s'indebita troppo, almeno in America, finisce commissariato dall'assemblea che rappresenta il popolo e che ha come scopo principale proprio quello di controllare le spese dello Stato e l'invadenza dei governanti nelle tasche dei contribuenti.
Nel frattempo il Minnesota è già in questa situazione di stallo e altri Stati si barcamenano come possono tra crisi, tagli e necessità di non alzare le tasse. Il presidente e il suo staff hanno scelto una tattica pericolosa: hanno aspettato quasi l'ultimo momento utile per arrivare a un accordo con i repubblicani, pensando che il Gop, pressato dall'imminente blocco totale delle spese, avrebbe abbassato le proprie pretese negoziali. E' andata esattamente all'opposto: ora è il presidente che si trova di fronte al serio rischio di dover prendere o lasciare, o essere responsabile dello stallo.
Perché molti americani non vogliono che il governo faccia ulteriori debiti? Perché temono che più debiti significhi presto più tasse. E se fosse per i democratici sarebbe già così. In più – pensano molti americani – abbiamo speso e più speso, abbiamo inondato di liquidità i mercati (la Fed peraltro sembra di nuovo prendere in considerazione iniziative di questo tipo), abbiamo accettato più piani di stimolo e, dopo tutto ciò, ci ritroviamo che l'economia produce soltanto 18 mila posti di lavoro in più nel mese di giugno. Decisamente poco.
Possibile che non sia ormai chiaro che tutto quel che è stato fatto finora ha dato una mano solo a Wall Street, mentre Main Street, ovvero l'economia reale, continua a soffrire?
Su questo voteranno gli americani l'anno prossimo, su questo sceglieranno il loro futuro presidente.