Crisi 2008/2011, una questione di Paulson
Leggendo “Too big to fail” di Andrew Ross Sorkin, tradotto ed edito in Italia da De Agostini, si capisce che la più grande crisi economico-finanziaria dalla Grande depressione si e’ trovata ad avere a che fare con una classe dirigente forse tecnicamente preparatissima ma certo priva di forti idee e punti di riferimento per affrontare in modo coerente e solido le decisioni necessarie. Nel film per la tv (http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-08-14/giamatti-borsa-081727.shtml?uuid=AaHJNCwD) il protagonista assoluto e’ Hank Paulson, prima numero 1 in Goldman Sachs e poi segretario al Tesoro (due incarichi che per molti americani sono più o meno la stessa cosa); nella dettagliata e molto psicologica ricostruzione del libro invece Paulson divide le sue responsabilita’ almeno con Tim Geithner, allora capo della Fed di New York e poi successore dello stesso Paulson al Tesoro con Barack Obama. Sullo sfondo, nel racconto, c’e’ il saggio, almeno in apparenza, Ben Bernanke. Ma la sensazione che il libro e il film danno e’ quella di una classe dirigente all’affannosa ricerca del “farmaco” per limitare il danno e salvare la (propria) faccia (e gli interessi del proprio mondo: Wall Street). Probabilmente non poteva essere altrimenti, ma l’idea che “Too big to fail” trasmette e’ quella di un mozzo impazzito su una scialuppa che cerca ogni volta di tappare una falla un attimo prima che se ne apra un’altra, senza mai trovare il modo di rimettere in sicurezza l’intera imbarcazione. Sorkin racconta i fatti del 2008 e nel 2011 molti di quei problemi, americani e non solo, sono ancora li’. Non e’ detto che questa constatazione non abbia nulla a che fare con l’idea di quel mozzo che insegue le falle da tappare senza riuscire a mettere in sicurezza la scialuppa.