Rick Perry ha esagerato con Ben Bernanke. Ma c’e’ almeno un ma
Ecco, sicuramente Rick Perry, ultimo arrivato e gia’ front-runner texano nella corsa alle presidenziali repubblicane e americane, ha esagerato accusando il capo della Fed, Ben Bernanke, di tradimento, nel caso decidesse di immettere ulteriore liquidita’ nel sistema economico-finanziario americano a un anno dal voto. Il concetto di tradimento e’ argomento da maneggiare con estrema cura, soprattutto nella cultura statunitense. Alcuni esponenti del mondo liberal e democratico ancora dovrebbero pagare politicamente caro quando accusarono di tradimento il generale David H. Petraeus, ora nominato capo della Cia da un presidente democratico.
Quel che e’ certo, pero’, Perry o non Perry, e’ che era ovvio che l’operato della banca centrale statunitense entrasse prima o poi e in qualche modo nella campagna elettorale ed e’ sicuro che gli storici faranno prima o poi un gran bel dibattitto sui reali effetti della generosa politica momentaria americana negli anni della seconda grande crisi negli Usa dopo la Grande depressione.
Com’e’ che nonostante i tarp, i salvataggi, i debiti keynesianamente accumulati e sfondati, le continue e ripetute iniezioni di liquidita’, Kenneth Rogoff, economista di Harvard, dice a Mario Margiocco sul Sole 24 Ore di oggi che “ci restano ancora due o tre anni di crisi”? Ancora due o tre anni? Ma come?
Certo, i fautori dello “spending” e delle iniezioni di liquidita’ rispondono alle obiezioni dicendo: senza tutto cio’ sarebbe stato peggio, molto peggio. Pero’ questo, a me pare, e’ un assioma più che una risposta ragionata, mentre serpeggia sempre più il dubbio che “spending” e iniezioni di liquidita’ siano serviti a irrigare soltanto Wall Street per poi vedere Wall Street di nuovo bruciare in vari modi le nuove risorse arrivate con la pretesa di “stabilizzare i mercati”. Se no, perche’, come ha spiegato Mario Platero sul Sole 24 Ore di alcune settimane fa, il settore privato americano e’ pingue di denaro liquido mentre il pubblico langue e rischia le triple A del rating?