Non conosco nel dettaglio la vicenda legale (e no) tra Vasco Rossi e il sito Nonciclopedia e dunque forse dovrei stare zitto. La satira è satira, certo. Ma anche la dignità personale è la dignità personale. Il buon nome pure. Lo dico in genere, non riferito al caso in particolare.
In più queste polemiche troppo ovvie non mi convincono mai fino in fondo, queste rivolte più o meno virtuali non hanno mai un sapore profondo, sembrano semmai quasi come un comando automatico di vendita in Borsa: schiacci il pulsante e compare il cosidetto popolo del web che parte in una direzione o nell'altra.
Mi piacerebbe invece assistere anche a dibattiti che prendano in considerazione l'ipotesi, direi quasi l'idea, che si possa essere amanti della rete, come il rocker ha dimostrato con i suoi clippini (vedi Truman), e pensare che non tutto sia lecito sulla rete.
Sono dunque felice che su Facebook alla pagina di Vasco Rossi ora ci sia l'annuncio che:
"Tutto bene quel che finisce bene: i ragazzi di Nonciclopedia ci hanno scritto la lettera che pubblichiamo anche noi:
Cari lettori,
Ringraziandovi per il caloroso sostegno, vogliamo innanzitutto chiarire che ci dissociamo dalla violenza con cui il web ha reagito alla nostra decisione di oscurare il sito. Il nostro intento non è mai stato quello di incitare l'utenza contro Vasco quanto quello di informarla dei fatti avvenuti.
Ci scusiamo se i contenuti della pagina di Vasco Rossi sono sembrati diffamatori, non c'è mai stata l'intenzione di offendere il cantante.
Aggiungiamo che non abbiamo responsabilità sulle presunte versioni della pagina su Vasco Rossi che circolano in rete, non corrette in quanto non presenti sul nostro sito.
Da entrambe le parti c'è una volontà di garantire umorismo di qualità, pertanto non escludiamo la possibilità futura che un giorno su Nonciclopedia tornerà ad esistere un articolo su Vasco Rossi che faccia ridere tutti quanti.
Tania Sachs, la portavoce ufficiale del rocker, ha assicurato di poter ritirare la querela contro Nonciclopedia".
L'idea che il dibattito sulle regole (anche e soprattutto culturali) non "della" rete ma "nella" rete continui, però, mi pare sempre buona.