Roberto Giachetti è un deputato di valore, creativo e combattivo, del Partito democratico. Radicale, poi rutelliano, radicale, è lo stratega delle tattiche parlamentari, almeno di quelle più recenti, del partito guidato da Pierluigi Bersani. Giachetti, assieme a un altro deputato del Pd per cui vale la pena davvero difendere il ruolo del parlamentare, Francesco Boccia, e ad altri colleghi, è stato l'artefice delle legittime astuzie della tattica d'aula che hanno portato a respingere l'articolo 1 del rendiconto dello Stato e dunque "a battere la maggioranza".
Quindi Giachetti è al di sopra di ogni sospetto quando dice forte e chiaro: i radicali non sono stati rilevanti nel raggiungimento del numero legale, e tanto meno nell'ottenimento della fiducia da parte del governo, alla Camera. Eppure, di bugia in bugia, ormai anche chi simpatizza per Marco Pannella e compagni ha ancora dubbi. Pazzesco. Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà. Pazzesco.
Ecco la spiegazione di Giachetti:
«Milo ha deciso la partita, Pisacane ha garantito al governo la maggioranza assoluta. Mentre i Radicali dal punto di vista sostanziale sono stati assolutamente irrilevanti». Roberto Giachetti, segretario d'Aula del Pd dalla lunga militanza radicale, sbandiera i tabulati per smentire chi afferma che siano stati i cinque deputati radicali a garantire al governo il numero legale sul voto di fiducia.
La decisione dei Radicali di entrare in Aula, sostiene Giachetti, ha un valore «politico», ma non ha avuto in concreto riflessi sul numero legale, che la maggioranza avrebbe comunque raggiunto con 315 voti già alla prima chiama.
Milo, il 'responsabile' «che ha deciso la partita» in favore della maggioranza portando i voti a 315, sottolinea Giachetti, «ha votato prima che il primo dei cinque radicali presenti oggi, Marco Beltrandi, entrasse in Aula per il voto».
Conoscendo i Radicali, ad ogni modo, Giachetti afferma: «Si sono riuniti per decidere. Non erano tutti d'accordo e hanno votato per stabilire a maggioranza se entrare in Aula. Ma una volta deciso, lo avrebbero fatto comunque, anche se la loro presenza fosse stata decisiva per il numero legale. Non sono degli sprovveduti, sapevano quali erano le potenziali conseguenze». Inoltre, sostiene Giachetti, se i cinque parlamentari sono entrati in Aula alla fine della prima chiama «è solo perchè hanno finito allora la loro riunione».(ANSA).