L'Economist lo chiama "Merkozy". E' l'asse franco-tedesco, e' – volenti o no – il motore dell'Europa. La storia non si puo' cancellare. E in più' quando l'asse funziona, i mercati si tranquillizzano perche' la solidita' dell'euro pare garantita, se l'asse non funziona i mercati penalizzano gli europei, tutti. Quindi? Tanto vale prendere atto della sua importanza, come ha spiegato il segretario al Tesoro americano, Tim Geithner: quando Francia e Germania collaborano possono fare grandi cose. O se non si vuole prenderne atto almeno bisogna avanzare un'alternativa credibile. Non basta dire: la soluzione dev'essere europea, non e' sufficiente l'asse Parigi-Berlino. Lo stesso Sole 24 Ore, come anche l'Economist, pero' ha spiegato più' volte che per salvare l'euro la Germania puo' mettere sul tavolo altri soldi, la Francia – come dimostra l'odierno avvertimento sul possibile cambiamento dell'outlook da parte di Moody's – ha qualche problema in più' e corre il rischio di perdere la tripla A del rating, cosa che in anno elettorale certamente il presidente Nicolas Sarkozy, gia' non particolarmente popolare, non puo' permettersi. Il Sole 24 Ore in edicola spiega inoltre come la ripresa del nostro export (e non solo) sia strettamente legata alla Germania. Dunque, la Francia ha bisogno di noi e dei partner perche' non e' forte quanto la Germania, noi siamo per ragioni economiche legati a Berlino, se ne dovrebbe dedurre che, invece di protestare contro gli assi bilaterali, sarebbe meglio iniziare a collaborare efficacemente con Parigi e Berlino (nell'euro), aggiungendo Londra (in Europa), per esercitare il nostro ruolo di paese fondatore e manifatturiero nei piani di riforma e probabilmente di riscrittura dei trattati per rafforzare l'Unione e la sua moneta.
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