L'incertezza politica non è stata spazzata via dalla promessa di dimissioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Questo i mercati lo sanno e lo esternano sia in Borsa sia sui titoli dei debiti sovrani.
Oltre all'incertezza politica italiana, c'è poi la debolezza della governance europea (vedi il manifesto del Sole 24 Ore) a rendere ancora più insicura la mano (visibile o no) che deve ricondurre i mercati alla stabilità e alla ragionevolezza. C'è poi una considerazione che dovremmo fare come sistema paese in sé, più che come partiti o come elettori di questo o quello, ovvero i mercati dubitano della debolezza del sistema politico italiano nel suo complesso: maggioranza, opposizione.
Abbiamo infatti una parte politica che vorrebbe fare le riforme europee (almeno così dice e ora propone), ma finora non ha avuto la forza di attuarle. Abbiamo poi un'alternativa politica che quelle riforme europee non vuole proprio farle, anche se forse, andando alle elezioni, potrebbe avere le forze per attuarle.
A questo punto, davvero, sarebbe bene che fossero messe da parte – diciamo con una moratoria sulla battaglia tattico-partitica per una sessione parlamentare di emergenza – le convenienze "particulari" e si mettessero assieme le forze per lo scatto di reni nazionale che dobbiamo dimostrare a noi stessi, ai mercati e all'Europa. E' quello del resto che chiede saggiamente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Subito le riforme in Parlamento, subito un largo consenso per la loro attuazione. Poi tutto torna (quasi) come prima, battaglia partitica compresa, verso il voto o comunque verso il dopo.