Al di là delle interpretazioni magari anche un po' eccessive di una semplice visita assieme del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e del presidente della Camera, Gianfranco Fini, a un cantiere romano, quel che è probabile è che, piano piano, magari all'ombra del governo dei professori, ora che Silvio Berlusconi si appresta a lasciare Palazzo Chigi, il centrodestra proverà a rifondarsi e un ruolo importante potrà averlo lo stesso Fini. Certo, gran parte dell'elettorato del Pdl lo odia, ma è vero anche che gran parte di Forza Italia odiò la Lega nel 1994. Nella politica italiana (quasi) tutto è possibile.
Inoltre Berlusconi non è uomo capace di serbare veri rancori, è un pragmatico amante della vittoria a prescindere: basta vedere il ritorno di alleanza con Umberto Bossi e la corte recente a Pierferdinando Casini.
Superata la cosiddetta questione non negoziabile per gran parte del Terzo polo e in particolare per Futuro e libertà per l'Italia, ovvero il passo indietro del Cav. da Palazzo Chigi, nell'imprevedibile politica italiana è possibile prevedere trattative e rimescolamenti per arrivare a un nuovo centrodestra, molto più largo, se dovesse arrivare fino a Udc e Api.
L'ideale sarebbe un centrodestra con due polmoni: uno costituito dalle forze di ispirazione cristiana, ovvero da quelle che si riconoscono nel Partito popolare europeo, e un altro animato dalle correnti (più) laiche, socialiste, liberali, repubblicane, in una parola appunto "liberali".
Tutto però dipende dalla tenuta del Popolo della libertà. E in questo molto dipenderà dall'abilità di Angelino Alfano e dalla determinazione di Silvio Berlusconi.