Chi si aspettava un conferenza stampa, praticamente la prima, di Mario Monti, presidente del Consiglio incaricato, tutta tesa a ratificare in modo notarile l'andamento delle consultazioni è stato deluso, ampiamente deluso.
L'intervento di Monti è stato chiaro, seppure felpato ed elegante nell'eloquio e molto calmo nell'esposizione. Altro che premier solo tecnico, le malizie politiche, almeno nel rispondere ai giornalisti, sono molto ben note – a quanto pare – al professore.
Primo, il premier incaricato non forma il governo se il sostegno dei partiti non è ampio, convinto e pieno.
Secondo, il premier incaricato non accetta di guidare un esecutivo che nasca con la scadenza impressa sul retro, dunque niente governino di transizione, ma orizzonte temporale lungo, fino alla fine della legislatura (i due più grandi partiti, Pdl e Pd, sono avvisati).
Terzo, Monti vorrebbe nel suo governo ministri anche politici, ambasciatori dei partiti, del resto questa sarebbe una garanzia di poter aspirare a un orizzonte temporale appunto lungo, ma non intende drammatizzare la questione, nel senso che se le forze politiche non vogliono non ne fa una questione di vita o di morte del suo tentativo di formare un nuovo governo.
E poi? Anche chi si aspettava un discorso tutto economico e poco politico è rimasto certamente deluso. Qui siamo di fronte a un tentativo di alzare l'asticella delle ambizioni del futuro, possibile governo.
Ecco le parole che pesano in tal senso dette dal professor Monti: «Il mio impegno è rivolto a permettere che la politica possa trasformare il momento difficile in vera opportunità con la condivisione di un progetto di speranza, non solo per quanto riguarda l'economia, ma anche sui valori fondanti di una vera comunità civile». Vaste programme, certamente non soltanto tecnico.