Tre ambasciatori della politica nel governo a forte caratura tecnica?

D'accordo, è quasi impensabile vedere un esponente del centrodestra, uno del centro e uno del centrosinistra – sembra una barzelletta, ma non lo è affatto – nello stesso esecutivo. Però è altrettanto vero che un governo di soli tecnici concederebbe troppi alibi in Parlamento ai partiti per non assumersi troppo responsabilità e per guardare altrove.

Inoltre, in queste ore, è necessario il massimo rispetto del Parlamento – come ha detto ieri il presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti – e dunque per far sì che l'abdicazione della politica non sia davvero totale, seppure temporanea, sarebbe bene che una presenza anche simbolica dei partiti nel governo, a mo' di sorveglianza e di assistenza politica, sia in qualche modo garantita.

Il problema è che mentre il Terzo polo, pur privilegiando anch'esso come tutte le forze politiche un governo a forte caratura tecnica (la definizione è del segretario del Pd, Pierluigi Bersani), si è mostrato disponibile a una qualche presenza politica nell'esecutivo Monti, i due principali partiti, Pdl e Pd, non ne vogliono sapere.

Più netta pare in queste ore la contrarietà di un Pdl, che addirittura chiede che i futuri ministri diano garanzie di non volersi candidare alle prossime elezioni, mentre nelle parole di Bersani forse si può cogliere uno spiraglio aperto alla trattativa sul tema. I leader, stavolta d'accordo, temono che con politici nel governo i tempi del proseguimento della legislatura si allunghino e magari qualche astro nascente imprevisto possa via via sottrarre loro margini di manovra nei rispettivi partiti e nelle rispettive coalizioni.

Certo, la presenza di politici nel governo farebbe saltare l'appoggio dell'Italia dei Valori. Anche per questo il Pd frena. Ma visto che tutti ha dovuto fare già grandi passi indietro sulla via delle ambizioni particulari e qualche passo avanti su quella delle responsabilità nazionali, si potrebbe fare 31, dopo aver fatto 30.

La scelta a mio giudizio migliore sarebbe quella di nominare tre ministri o vicepremier, in rappresentranza di centrodestra, centrosinistra e centro, in posizioni di raccordo tra il governo a forte carature tecnica, il Parlamento a per ora debole spirito di coesione nazionale e i partiti quasi tutti già protesi verso un esito elettorale che comunque vada non è poi più così distante.

Ottimo sarebbe che questi tre esponenti politici nel governo tecnico fossero scelti tra i quaranta/cinquantenni dei tre poli- anche per non dare l'immagine di un esecutivo troppo professorale o, per essere un po' dissacranti, baronale. Perfetta poi sarebbe la nomina se questi tre esponenti fossero dei pragmatici non troppo tifosi sebbene leali a rispettivi leader.

Una dichiarazione di buon senso in questa direzione mi è parsa essere quella di un partito piccolo ma di antica tradizione. Eccola:

Il Segretario Nazionale del PLI, Stefano de Luca, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Il Partito Librale Italiano ringrazia il Presidente Napolitano per l’autorevole ed equilibrata condotta di una delicatissima fase politica. Da atto a Berlusconi di aver dimostrato sensibilità istituzionale, dimettendosi dopo l’approvazione della Legge di stabilità. Respinge con fermezza gli atti di teppismo dei dimostranti radunati dinanzi all’ingresso del Quirinale. Sostiene con convinzione il tentativo del Prof Monti di costituire un governo di Unità Nazionale, che i parlamentari liberali appoggeranno. Auspica che il nuovo Esecutivo abbia, oltre ad alcuni prestigiosi ministri tecnici, anche rappresentanti delle forze politiche, principalmente di quelle maggiori. Infatti nessun Governo può prescindere dalla fiducia e dal sostegno ai propri provvedimenti alle Camere. Quanto più ampia sarà la base parlamentare su cui potrà contare, tanto più efficace potrà essere l’azione del Gabinetto presieduto da Mario Monti”.