Il bipolarismo in Italia non ha funzionato perché è stato assolutamente «conflittuale e disgregante». Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini intervenendo alla presentazione del libro di Francesco Rutelli «Non è vero». «Il nostro bipolarismo – aggiunge – ha avuto un carattere disgregante e ha tracciato dei solchi invece che realizzare ponti. Ha avuto un deficit di carattere culturale».(Ansa)
"Bipolarismo" è parola astrusa, sa di politichese, in fondo non definisce neanche un sistema politico preciso, certo non lo definisce precisamente come la parola "bipartitismo". Però può comunque essere considerata da molti una conquista, il bipolarismo. Per tanti elettori significa: votare per scegliersi il governo, il premier, la sua maggioranza. Nulla più.
Come risvolti e conseguenze particolari, il bipolarismo ha l'alternanza politica alla guida del paese, come è avvenuto domenica in Spagna con il ritorno dei Popolari dopo gli anni del socialismo ciudadano di Zapatero, che a sua volta era subentrato alla Moncloa dopo gli anni del popolarismo moderno di José Aznar.
Ecco, mettere in discussione tutto ciò può voler dire complicare, invece che favorire, il lavoro di Mario Monti. Non c'è dubbio che per alcune forze politiche questo periodo di governo d'emergenza o di impegno nazionale, come ama definirlo il professore, sia anche un tentativo di rivedere, riscrivere, magari anche cancellare le regole e le prassi del bipolarismo. Ma rendere questo scopo troppo presente nella discussione politica, metterlo al centro del dibattito, rischia di sviare il governo, almeno nella percezione dell'opinione pubblica, dal suo reale scopo: la crescita e il controllo dei conti.