Comunque sia, l'errore da non fare mai è considerare poco pragmatica la leadership russa e in particolare Vladimir Putin. Due notizie di oggi, apparentemente contrapposte, segnano la giornata dal punto di vista di Mosca.
Vladimir Putin ha parlato per ore alla tv, ma ha essenzialmente detto due cose. La prima: come fa a esserci un regime putiniano se siamo qui a discutere delle belle facce dei ragazzi che protestano in piazza? E qui c'è l'ironia. La seconda: Putin ha attaccato gli Stati Uniti, le solite forze straniere che a suo dire sobillano la piazza. E qui c'è il rischio di apparire simile a molti altri autocrati. Del resto, quello di attaccare gli Stati Uniti è un refrain che torna spesso in casa Russia e non solo.
Sempre oggi, la Russia ha avanzato a sorpresa alle Nazioni Unite una risoluzione di condanna di tutte le violenze in Siria, compreso l'uso sproporzionato della forza da parte del regime di Bashar el Assad. E' una svolta. All'Onu, finora, Russia e Cina avevano frenato sulla via del sempre più duro isolamento da imporre a Damasco, quando perfino la Lega araba si è schierata contro Damasco.
Queste due notizie sono in apparenza in contrapposizione tra loro, contraddittorie. Il dubbio è: ma come?, Putin attacca gli Stati Uniti, ironizza sulla piazza e contemporaneamente si schiera con la comunità internazionale che tenta di fermare la repressione in Siria? Anzi, quasi tenta di mettersi alla guida di una nuova iniziativa in tal senso.
La risposta potrebbe essere semplice: Mosca, in particolare Putin, segnala al mondo che la Russia vuole essere trattata da pari a pari da tutte le potenze e sa essere pragmatica. Sul punto il messaggio è sotttile e suona come un avvertimento al mondo e in particolare agli Stati Uniti: siete proprio sicuri di non volere come alleato un paese pragmatico come la Russia e il suo attuale premier e (forse) tra poco di nuovo presidente?
Ps. La rivista americana Time ha scelto come uomini e donne dell'anno "i manifestanti" delle piazze che chiedono più libertà, più diritti e una nuova vita. Questi manifestanti non vanno mai dimenticati, soprattutto quando hanno il coraggio di protestare in paesi come la Siria, dove le forze di sicurezza hanno già provocato la morte di circa 5.000 persone.