Però c'è una cosa strana nella vita dei partiti italiani: le scissioni o le tensioni ai vertici avvengono quasi sempre su questioni etiche. Ma non su questioni etiche nel senso delle leggi sui temi eticamente sensibili, cosa che sarebbe naturale, ma proprio sull'etica di chi fa politica. E la cosa è invece strana perché questo dovrebbe essere un dato scontato e comune a tutti, un dato che unisce non un dato che divide. Mah.
Sarebbe meglio che le tensioni e le transizioni generazionali e le scissioni avvenissero per contrasti sulle idee, sull'innovazione, sui nuovi progetti, sui programmi. E invece? Dal Claudio Martelli che voleva ridare l'onore ai socialisti, dal partito degli onesti di Giorgio La Malfa, alla scissione dei finiani dal Pdl che ha poi dato vita a Futuro e libertà per l'Italia, dalla base ideologica del partito di Di Pietro alle campagne anticasta dei movimenti come quello di Grillo fino alle recenti divisioni nella Lega, in Italia l'etica sembra sempre una questione politica (e viceversa). A volte sembra addirittura l'unica questione politica.
A dir la verità l'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, parlando a "Che tempo che fa" della Lega degli onesti, lo ha detto chiaramente: l'etica dovrebbe essere una questione ovvia, quello su cui si deve discutere e, se del caso, dividersi è la politica, le idee. Eppure da noi spesso non è così.
La domanda (politica) è: questo avviene per carenza di etica o per carenza di idee? La risposta più semplice e forse anche più qualunquista è: per carenza di etica. Ma forse la risposta più preoccupante è: per carenza di idee.