E' strano che un film che s'intitola "Romanzo di una strage" non abbia un vero cattivo. Intendiamoci, nella pellicola di Marco Tullio Giordana di personaggi negativi ce ne sono eccome, ma non c'è IL cattivo, IL colpevole. Certo, si dirà, il colpevole non è quasi mai chiaro nelle oscure pagine della cronaca del terrore italiano. Vero, ma siccome il film sceglie comunque una tesi, quella complottista e ultradietrologica, a questo punto si poteva andare fino in fondo individuando IL cattivo, invece perfino le bombe sono due, perfino il sospettato ha il suo doppio, perfino il rosso si specchia nel nero. Ma niente cattivo unico. Soltanto pezzi dello Stato sono cattivi, ma sono anche sfuggenti, difficili da individuare, hanno comunque anche volti umani. Certo, i neri armati sono cattivi, ma non è chiaro fino in fondo con quali responsabilità.
Cose che colpiscono del film, ovviamente ben fatto:
– la bravura degli attori, quasi tutti: straordinario il prefetto dei Servizi;
– il pessimismo cosmico e ultraterreno di Aldo Moro. Dice che l'Italia ha bisogno di una catastrofe per rinascere e che lui ne sarà la prima vittima. "Peccato di superbia", gli risponde il confessore;
– alcuni film italiani hanno questa logica: complotta, complotta, qualcosa resterà.
Noia.