Visto da destra
Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, sta vincendo le elezioni su Twitter. Non è tanto una questione di numeri e di follower (più di 180 mila solo il suo account cui vanno aggiunti quelli collaterali, come quello ufficiale della campagna con più di 57 mila follower e altri abbastanza ben forniti), ma anche di tono. Ovviamente ci sarà uno staff al lavoro, ma il suo account esiste, fa partecipare, comunica ma anche stimola la discussione: dove sta scritto, qual è la regola, che il dibattito è soltanto uno come dice il rivale? Butta lì battute, insomma ti pare di essere in campagna con lui. Finora ha dato l'idea di essere l'account di Twitter di un candidato vivo che non fa lo snob nei confronti delle nuove tecnologie; certo, corre il rischio dell'iperattivismo, di dare segni di insofferenza, se non, peggio, di disperazione. Ma questo non dipende dall'account, ma dal carettere del presidente in campagna elettorale.
Visto da sinistra
Lo sfidante socialista francese, François Hollande, sta vincendo le elezioni su Twitter. Non è soltanto una questione di numeri e di follower (più di 250 mila solo il suo account cui vanno aggiunti quelli collaterali, anche se nel caso di Hollande il grosso è sul suo account, il resto è molto poco), ma anche di tono. Ovviamente ci sarà uno staff al lavoro, ma il suo account esiste, fa partecipare, comunica ma anche stimola la discussione: il voto al Front national ha cambiato natura tra il 2002 e il 2012 (anche la gauche corteggia la destra populista, come si vede). Butta lì battute, insomma ti pare di essere in campagna con lui. Finora ha dato l'idea di essere l'account di Twitter di un candidato vivo che non fa lo snob nei confronti delle nuove tecnologie; certo, corre il rischio del "normalismo" ("Je remercie la Bretagne pour son accueil, hier"), di dare segni di finto giovanilismo, se non, peggio, di eccesso di sicurezza nella vittoria. Ma questo non dipende dall'account, ma dal carettere del candidato presidente in campagna elettorale.
… to be continued … forse.