Basta digitare su Google "Syria and children" per avere un elenco degli orrori. Si parla di bambini, ragazzi di 13 anni, torturati; si racconta, secondo fonti dell'opposizione, di bimbi uccisi con le mani legate dietro la schiena. Si parla, si racconta, ma in realtà si tace.
Il mondo sembra distratto da una feroce realpolitik che rende poco credibili tutti i piani di pace; quanta ipocrisie in queste parole: piano di pace, quando si sa benissimo che per il regime di Damasco è soltanto un modo per prendere tempo, accogliere gli aiuti iraniani e sperare che nel silenzio dei vicini arabi la resistenza sia fiaccata e tutto passi.
Perché ormai è chiaro che per la leadership alauita del paese la repressione violenta è l'unico modo per tentare di mantenere il potere. E' uno status quo che il mondo, l'Europa, l'Onu, gli Stati Uniti sono disposti ad accettare? E' questa la stabilità che vogliamo?
Nessun piano di pace, tantomeno quello che l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan prova a più riprese a imporre al rais Bashar el Assad, può funzionare se non è rafforzato dalla minaccia di serie conseguenze. Senza una vera sanzione, nessuna regola è credibile.
Il mondo sta mostrando il suo vuoto di leadership non soltanto nelle pur gravi questioni finanziarie, ma soprattutto nelle gravissime crisi umanitarie che scoppiano qua e là come focolai impazziti.
Certo, spesso ci siamo lamentati, noi "diplomatici" europei, di un atteggiamento definito "da cowboy" degli Stati Uniti d'America, ma poi ci ritroviamo qui, impotenti o quasi, quando il cowboy dismette i panni dello sceriffo che mantiene l'ordine nel selvaggio west per indossare la feluca di chi invece preferisce "leading from behind", cioè guidare da dietro le quinte il nuovo (dis)ordine mondiale.
La domanda per le nostre coscienze e per le nostre cancellerie è: che cos'hanno fatto di male i bambini e i ragazzi siriani per meritare la nostra distratta realpolitik? Perché in Libia c'è stata una pronta e tutto sommato compatta reazione della comunità internazionale e invece la Siria sembra soltanto un punto lontano sulla cartina geografica?
Si dice: ma la Russia frena e conta; ma la Cina frena e conta; ma l'intervento militare è difficile o impossibile. Tutte cose vere, ma tutti ostacoli superabili da una compatta azione della comunità internazionale. Il modo migliore per evitare guerre e violenze è dimostrare l'unità negli intenti e nelle azioni almeno sul fronte delle democrazie. Il modo migliore per non evitare guerre e violenze è farsi distrarre dalle analisi "realpolitiche", come l'Iraq, la Bosnia, il Ruanda hanno dimostrato.
Basta andare sul sito dell'enciclopedia britannica e digitare Hafiz el-Assad per trovare questo breve, ma significativo racconto: "When the Muslim Brotherhood mounted a rebellion in Hamāh in 1982, Assad ruthlessly suppressed it at a cost of some 20,000 lives and the near destruction of the city". Ventimila morti, la città praticamente distrutta, così il padre dell'attuale rais impose la sua pace in Siria. Dall'inizio delle rivolte, nel marzo 2011, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, sono oltre 13.000 i morti in Siria. Così il figlio…
Che cosa intende fare l'Europa? Che cosa intende fare l'Onu? Che cosa intende fare la Lega araba? Che cosa intendono fare gli Stati Uniti?
Negli ultimi mesi, quasi in solitaria, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan ha assunto un ruolo di leadership nella regione, ha mostrato un modello di organizzazione dello Stato ai paesi in via di rinascita dopo le primavere arabe e ha lanciato moniti spesso inascoltati sulla situazione siriana, sulla tragedia del popolo siriano.
Il ruolo della Turchia è il baluardo attorno al quale la comunità internazionale può costruire un fronte compatto teso alla risoluzione della crisi siriana. In questo processo è indispensabile che i paesi arabi si assumano le loro responsabilità (e se Europa e Stati Uniti si mostreranno attivi, lo faranno).
Se la comunità internazionale si mostrerà attiva e compatta, infine, anche la (pragmatica) Russia modificherà la sua linea di strenua difesa del regime di Damasco. Il resto seguirà.
Restando invece con le mani legate non si fermano le stragi dei bambini e si va dritti dritti, dopo un bilancio sempre più grave di morti, verso l'ennesima guerra regionale. Più che realismo, questa è cruenta miopia.