Il presidente del Consiglio incontra i segretari dei partiti della sua strana maggioranza: oggi Pd e Pdl, domani l'Udc.
Il messaggio di Pierluigi Bersani a Mario Monti è: caro premier, noi ti sosteniamo ma come vedi il Pdl no; noi paghiamo il prezzo più alto per il sostegno al governo, perché le politiche di rigore sono più indigeste a sinistra che a destra, mentre il Pdl si permette di votare in ordine sparso perfino sul fiscal compact europeo; dunque, caro premier tecnico, stiamo valutando la situazione e abbiamo qualche forte tentazione elettorale che nasce dall'interno del partito e della coalizione; del resto, anche con un governo tecnico e molto autorevole in Europa e nel mondo lo spread non ci dà tregua, a questo punto tanto vale tornare dagli elettori…
Per assecondare questa forte tentazione elettorale – dice il segretario del Pd – siamo perfino disposti a fare un compromesso con il Pdl per lievi modifiche all'attuale legge elettorale, purtroppo in senso proporzionale.
Insomma, a leggere a distanza di qualche giorno le recenti interviste dello stesso Bersani al Corriere della sera e di Massimo D'Alema all'Unità si colgono due o tre cose:
– il Pd è il partito più attrezzato per una campagna elettorale;
– la foto di Vasto è l'alleanza elettorale (il discorso di governo è tutto un altro) naturale per il centrosinistra;
– l'emergenza apre spazi di dialogo tra foto di Vasto (Pd più Idv più Vendola) e Pierferdinando Casini;
– questi spazi di dialoghi si sono allargati dopo la ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi;
– nel Pd la voglia di elezioni in autunno avanza;
– l'asse Bersani-D'Alema che governa il Pd regge e punta dritto sul ritorno alla politica, scommettendo su una tendenza Hollande anche per l'Italia.