Laico e pragmatico, il ministro della Cooperazione e dell'Integrazione, Andrea Riccardi, spiega in un'intervista al QN, che l'eredita' di Monti "e' di chi se la vuole prendere", aggiungendo che "non mi scandalizzerebbe se qualche ministro volesse candidarsi". Riccardi, pero', dice di non essere interessato a presentarsi alle elezioni: "Mi concentro sul governo", rilanciando cosi' indirettamente le voci che dicono che l'interessato sia il suo collega Corrado Passera.
Nell'analizzare il progetto di Casini-Fini-Pisanu, Riccardi tende a riportarlo nelle dimensioni di un polo di centro (e non di un Polo Monti), del resto come ministro a tutto interesse a considerare piu' ampio e trasversale il sostegno all'esecutivo e alla sua agenda. Una Lista Monti non e' esclusa, anche se e' escluso che Monti la guidi: "E' senatore a vita, e poi ha concepito la sua missione non con la logica dei leader di schieramento della seconda Repubblica".
L'apertura di Riccardi – l'eredita' di Monti e' di chi la vuole – pare frutto di una convergenza parallela con un'altra idea di Pierferdinando Casini, leader dell'Udc e motore immobile del Polo Monti: i partiti che lo vogliono firmino prima del voto un patto per il rigore, in sostanza sottoscrivano l'Agenda Monti, si approprino, in senso buono, dell'eredita' del professore. La proposta di Casini ha uno scopo strategico – rassicurare i mercati e l'Europa – e uno tattico: neutralizzare o far uscire davvero allo scoperto la neonata alleanza dei progressisti (Bersani piu' Vendola) e soprattutto Sinistra, ecologia e liberta'. Anche se il paradosso e' che il primo "no" a Casini e' arrivato da esponenti del Pdl. Ma questi sono i paradossi della politica agostana.