Il fiuto zemaniano di Stefano Menichini, direttore di Europa, lo ha portato a cogliere da subito il fatto che per parte dello schieramento del nascente (nascente?) Polo Monti il centrosinistra e in particolare il Partito democratico possono essere degli interlocutori reali. Di più, nel Pd milita uno dei maggiori sospettati e possibili candidati alla guida del nascente (ma nascente quando?) Polo Monti, cioè Matteo Renzi. Così, in questo agosto affollato al centro, Menichini ha ben analizzato i vari problemi del mondo comunemente detto liberale e lo ha fatto in un suo recente articolo, nel quale invita i vari promotori dei vari appelli pro riforme almeno a mantenere vivo uno scambio di idee con il partito guidato da Pierluigi Bersani e propone allo stesso Bersani di fare altrettanto, di incontrarli: "Sarebbe istruttivo anche per gli appellanti – scrive Menichini - che nel dialogo diretto non potrebbero rifugiarsi in quelle facili formulette liquidatorie con le quali tanti commentatori sono abituati a disfarsi del 'dossier Pd'”.
Menichini giustamente ricorda l'intervista di Bersani a Fabrizio Forquet sul Sole 24 Ore del 9 agosto per ribadire che di riforme e di modernizzazione se ne può certamente parlare anche "a" e "con" la sinistra. E di rigore, pure. Vero. Tanto vero che ricordo di aver ascoltato, alcuni giorni fa, un bell'incontro della componente montiana (si può dire "liberale"?) del Pd. A sentire (grazie a Radio radicale) parlare Enrico Morando, Claudia Mancina, Claudio Petruccioli, Paolo Gentiloni, Alessandro Maran, per fare soltanto alcuni nomi, il 20 luglio a Palazzo Ruspoli, pare proprio che nel Pd non sia affatto svanita la voce liberaldemocratica (il dossier non è chiuso); il problema però è che spesso si sentono "nel" e "dal" Pd "formulette liquidatorie" nei confronti di chi non fa parte del patto di sindacato neoprogressista che controlla il nuovo centrosinistra. E questo non aiuta certo a considerare ancora aperto il dossier Pd.
Renzi? "Una figura minoritaria nel partito, ripete a pappagallo alcune ricette della destra, è fuori tempo massimo". Ecco, per esempio, certe definizioni usate nei confronti di Matteo Renzi sono state in passato ben più che liquidatorie e anche da parte di esponenti di primo piano del Pd, come il responsabile Economia Stefano Fassina. "L'unica cosa certa di Renzi è la sua data di nascita", ha anche detto di recente lo stesso Fassina alla Zanzara, trasmissione condotta da Giuseppe Cruciani con David Parenzo, in onda su Radio 24. "Io a differenza sua – ha continuato il responsabile economico del Pd – ho avuto una lunga esperienza professionale fuori dalla politica. Lui è un ex portaborse, diventato poi sindaco di Firenze per miracolo, per le divisioni interne al Pd fiorentino".
Ma allora il dossier liberaldemocratico nel Pd è chiuso o no? La vicenda prossima ventura di Renzi può essere un buon test in proposito, per lui però Menichini usa la formula: "Più che un leader una lepre, almeno per adesso". E con il "per adesso" la formula non è liquidatoria come una battuta di Zeman.