E' stato scritto che Pierferdinando Casini, motore sempre più mobile del Polo Monti, ha tolto a Silvio Berlusconi la parola "Italia", mettendola al posto del suo nome nel simbolo dell'Udc. In realtà, se di scippo si tratta, è ben più grave.
Casini infatti sta lentamente portando via a Berlusconi (e al Pdl) l'unica vera linea politica capace oggi di affrontare una campagna elettorale da posizioni di centrodestra: Casini, del resto, secondo alcuni osservatori del palazzo, avrebbe carte e posizione per essere il futuro federatore di un nuovo centrodestra postberlusconiano.
Dopo anni di governo e di promesse di centrodestra, qual è l'unico modo concreto per uscire dallo stallo e dalle recriminazioni del passato? Prendersi il merito di aver dato vita al governo Monti, per senso di responsabilità nazionale, di essere stato il principale partito della strana maggioranza e dunque riproporre qualcosa di molto simile. (Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, ha da tempo avvertito il Cav. in tal senso).
Andiamo anche soltanto per esclusione. Il fronte neoprogressista, cioè Pd più Sel, ha scelto di fare campagna elettorale sul tema del ritorno hollandiano della politica e di una politica di sinistra. L'altro centrosinistra, quello di Matteo Renzi, cavalca il rinnovamento generazionale e l'innovazione. Il fronte radicalmovimentista (radicale non nel senso di Marco Pannella), cioè il Movimento 5 Stelle e Antonio Di Pietro, suonano la grancassa dell'anticasta e dell'antinciucio. La Lega di Roberto Maroni sfiora gli stessi slogan, ma li declina in senso nordista e antieurocrazia. Infine il centro di Casini e alleati si è connotato fin da subito, e tenderà a farlo sempre più in campagna elettorale, come il Polo Monti, che poi si tratti di agenda Monti, di premier o di tipo di governo poco conta ora, il segnale è chiaro.
E il Pdl? Silenzio. E Berlusconi? Silenzio. Difficile trovare una linea, uno spazio d'azione. Ripetere una campagna elettorale tipo "meno tasse per tutti"? Quantomeno temerario. Puntare sulla rivolta anti Europa? Ma allora perché il governo Monti e le sue riforme hanno goduto finora dell'appoggio del Pdl? Battagliare sui valori e il tipo di società? Poco credibile e poi in questa fase è ancora la crisi a fare premio e paura. Certo, Berlusconi è comunque un animale da campagna elettorale, dunque le sorprese possono essere in agguato, ma ora che Casini gli ha sottratto la guida del Polo Monti rischia di essere schiacciato su posizioni estreme o poco credibili, quindi, intelligentemente, il Cav. predilige il silenzio.
Però alcuni desideri (passati?) reconditi del centrodestra, alla fine, a mezza bocca vengono fuori. Per esempio, quando Angelino Alfano, segretario del Pdl, afferma: "Se il premier vuole il bis deve candidarsi", lo dice con spirito un po' polemico ma con un sottofondo di velata proposta e sprone al premier: prendi la guida del centrodestra, in fondo Berlusconi, in quel caso, non vedrebbe l'ora di non ridiscendere più in campo.
Velata proposta, vaste programme, ipotesi svanita, da qui forse il tono deluso.