Come previsto (qui), il centro montiano avrà (almeno) due anime: una lista Italia Civica (pensateci bene prima di scegliere questo nome!) fondata da Luca Cordero di Montezemolo e guidata verso le urne da Andrea Riccardi, e una Lista per l'Italia fondata da Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini e guidata alle urne non si sa ancora bene da chi, ma potrebbe essere o un altro esponente del governo Monti (Corrado Passera è un nome tosto in tal senso) o un esponente in arrivo dalla cosiddettà società civile/imprenditoriale, ovviamente con Casini e Fini in prima linea nella battaglia elettorale.
La lista più movimentista, quella nata dal movimento Verso la Terza Repubblica, e quella più tradizionale, quella nata da Udc e Fli e altri partiti centristi, si unirebbero poi sotto il cappello del (non) candidato premier Mario Monti. Una volta creato questo polo, la speranza dei fondatori è che funga anche da calamita nei confronti di pezzi del Popolo della libertà in uscita e dei delusi del centrosinistra, soprattutto se il centrosinistra sarà a trazione sinistra sinistra.
Partita a parte, in solitaria, sembra intenzionato invece a giocare il movimento Fermare il declino, guidato da Oscar Giannino, che con la rottura lombarda sul nome di Gabriele Albertini, cioè l'abbandono dell'ipotesi di una sua candidatura, lancia anche un ulteriore segnale di carattere nazionale: se il centro è in continuità con i partiti e troppo montiano, fanno capire i fondatori del movimento, Fermare il declino farà una battaglia a sé, magari tenendo sempre d'occhio Matteo Renzi e il futuro della Leopolda e dintorni.