Silvio Berlusconi ha sottovalutato la Lega Nord e Roberto Maroni e ora si trova in una curiosa situazione: rischia di dover comunque appoggiare il segretario del movimento padano nella sua corsa alla guida della Regione Lombardia senza peraltro ottenere in cambio un’alleanza alle elezioni politiche basata sulla sua ricandidatura a premier. Se infatti l’accordo nazionale non c’è, o non ci sara’ nelle forme volute dal Cav., che fa ora Berlusconi in Lombardia? Dopo tutto quello che ha detto e fatto dice di votare Gabriele Albertini, candidato peraltro di vocazione montiana e centrista, mentre lo stesso Berlusconi dell’antimontismo fa il suo nuovo cavallo di battaglia? Mette in campo un altro candidato con il rischio che arrivi buon quarto? Fa quello di cui lui accusa gli altri: divide il fronte di centro e centrodestra? Fa cadere le giunte di Piemonte e Veneto per consegnarle al centrosinistra e facendo si’ che il Pdl si ritrovi a governare quasi più nulla, Campania a parte? La verità e’ che la Lega, visto il vantaggio tattico in Lombardia, oggi non ha niente da guadagnare nell’accordo nazionale con il Pdl. E questo i berlusconiani potevano prevederlo eccome. Anzi, c’è chi pensa che la Lega abbia più di qualcosa da perdere nel riabbracciare l’ex premier. Allora tratta duro con Berlusconi, il quale dalle dichiarazioni di ieri sera sembra aver capito che ormai pare molto difficile un’intesa. Comunque, se è vero che la rottura e’ sul fisco, e’ pur sempre un segno di vitalità del dibattito quando ci si separa sui contenuti e non sui contenitori o sui personalismi. Magra consolazione, penseranno quelli del Pdl.
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