Mario Monti, parlando a Radio Montecarlo, ha detto che in Lombardia "presentiamo per il Senato un tridente" con
"Gabriele Albertini, Pietro Ichino e Mario Mauro". Questa affermazione del premier e leader dello schieramento di centro contiene almeno due notizie rilevanti.
La prima è che Monti punta molto, al Nord e in Lombardia, su Albertini, e non soltanto nella gara per la presidenza della Regione, ma anche nella costruzione del nuovo polo in settentrione.
La seconda è che Mauro non soltanto esce dal Pdl per sostenere Monti, ma si candida al Senato con la sua lista. Questa scelta di Mauro, al di là delle decisioni di Roberto Formigoni (il presidente uscente della Lombardia dice che le comunicherà oggi o domani), segna una spaccatura nel mondo ciellino e dunque prefigura una divisione alle urne più marcata rispetto al passato.
Per l'elettore di o vicino a Comunione e liberazione, movimento molto diffuso in Lombardia, è già difficile votare Roberto Maroni e dare dunque alla Lega nord la guida della Lombardia – alcuni ricordano ancora le liti sulla sanità delle prime giunte Formigoni e comunque è pur sempre stata la Lega a far chiudere anzitempo l'esperienza di governo pidiellino in Regione -, se poi ha a disposizione un'alternativa così forte e vicina, Mauro appunto, amato dai giovani del movimento, la tentazione di dirottare al centro il voto è forte.
L'effetto traino dal centrodestra al centro del combinato disposto della doppia gara di Albertini e della scelta di Mauro potrebbe alla fine favorire il candidato di centrosinistra, Umberto Ambrosoli.