Diciamo la verità, la Francia sta svolgendo un ruolo di supplenza nei confronti deli Stati Uniti d'America. La cosiddetta "strategia del leading from behind" in politica estera del presidente Barack Obama sta portando agli onori della cronaca l'interventismo francese, un interventismo che non conosce differenze di colore politico, visto che la Francia del neogollista Nicolas Sarkozy ha avuto un ruolo di avanguardia, anche militare, in Libia e quella del socialista François Hollande lo sta avendo in Mali.
Ma anche in tutta la gestione delle primavere arabe è sempre stata la Francia, cioè la politica francese pressata da molti intellò impegnati sul fronte della difesa robusta dei diritti umani, a essere in primissima linea. Come nel caso del rinoscimento, prima di tutti gli altri stati europei, dei ribelli siriani.
Il problema è che la Francia da sola non può avere la forza di deterrenza e gli strumenti di persuasione degli Stati Uniti e la Francia da sola, quando agisce, svela indirettamente le enormi debolezze di una politica estera e di difesa europea che non riesce a essere comune.
Immaginate la famosa riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sull'Iraq. Allora c'era il segretario di Stato americano, Colin Powell, che agitava una piccola fialetta per sottolineare con i gesti il rischio che Saddam Hussein potesse usare armi chimiche. E di fronte aveva il ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, che ironizzava e attaccava.
Oggi? Sarebbe tutto a parti invertite, con Washington che prima dice che l'uso di armi chimiche in Siria è la linea rossa, il limite valicato il quale l'America interverrà, e poi si affretta a dire che non ci sono prove dell'utilizzo di un simile arsenale.
La Francia non va lasciata sola, non può essere efficace da sola, soprattutto in dossier così delicati come la Siria o, peggio ancora, l'Iran. L'Europa offre il solito sostegno logistico-diplomatico, ma non sembra davvero coinvolta in prima linea al fianco di Parigi.
Gli Stati Uniti apprezzano, lodano e tornano a discutere di "fiscal cliff" (e ovviamente è bene che di questo discutano e su questo trovino una soluzione), ma questo ruolo di supplenza della Francia non può durare a lungo e non può essere efficace come potrebbe esserlo un reale impegno di una coalizione internazionale a guida americana. Pena l'instabilità e la perdita di un ruolo scomodo per Washington, ma utile per il resto del mondo: il potere di deterrenza e di regolamentazione degli equilibri internazionali degli Stati Uniti d'America.