Scelta civica, la lista guidata dal presidente del Consiglio Mario Monti, corre un rischio grosso diventando una nuova, più moderna e più piccola Democrazia cristiana. Sebbene la tentazione sia forte e il progetto che passa sotto il nome di "Popolari per l'Europa" sia comodo e quasi ovvio, a prima vista, da interpretare come riedizione riveduta e corretta della Cosa bianca, visto che non sono più i tempi delle balene di quel colore, le scelte civiche dovrebbero essere altre.
Il movimento, nato come lista montiana ed europeista per le recenti elezioni, si sta organizzando. Le voci dicono che Monti abbia delegato Andrea Riccardi, ministro e già leader della comunità di Sant'Egidio, all'uopo. Altri invece sostengono che una delega vera in merito non ci sia stata, ma che sia lo stesso Riccardi a essersi dimostrato finora il più attivo sul fronte dell'organizzazione del partito venturo.
Oggi, mercoledì 6 marzo, si terrà a Roma un'assemblea degli eletti di Scelta civica presieduta dal premier e alle 13 e 30 Monti terrà una conferenza stampa nella sede del movimento. In questa occasione si capirà qualcosa di più del futuro della forza politica centrista e della sua classe dirigente.
Scelta civica è nata da un'Agenda (la cosiddetta Agenda Monti), dunque sorge più da un'idea di cose da "fare" che da un "essere" qualcosa – per questo motivo dovrebbe temere come il diavolo le etichette, volute o no, del passato – e il movimento comprende soprattutto due anime in concorrenza e collaborazione tra loro, anche se ovviamente i soggetti e gli ambiti di provenienza degli eletti e dei sostenitori sono ben più di due. (In proposito si può leggere un'ottima descrizione sul sito del Centro italiano di studi elettorali del professor Roberto D'Alimonte: http://cise.luiss.it/cise/2013/03/05/gli-eletti-del-polo-di-monti/).
La prima anima è rappresentata dal movimentismo cattolico vicino alle Acli, alla comunità di Sant'Egidio e al sindacalismo di ispirazione cristiana: questo mondo era un tempo considerato consentaneo alla sinistra dc. E questa componente politico-culturale ha come esponenti principali Andrea Riccardi, Andrea Olivero e Lorenzo Dellai, oltre a qualche (ex) esponente della Cisl.
Ovviamente di ambito cattolico, anche se naturalmente meno movimentista, è pure tutto ciò che resta dell'Udc guidata da Pierferdinando Casini, primo motore immobile della lista Monti, presente con il proprio simbolo alla Camera ma interna a Scelta civica al Senato. Si vedrà se i soggetti resteranno (e andranno avanti) autonomi.
La seconda anima è quella più laico-liberale e prende corpo soprattutto nella struttura di Italia Futura, l'associazione creata da Luca Cordero di Montezemolo, e animata da Andrea Romano e Irene Tinagli, per fare soltanto due nomi, ma comprende anche altri esponenti e iniziative come l'ex ministro Linda Lanzillotta, eletta senatrice, Zero positivo, la rete di giovani creata da Piercamillo Falasca, primo dei non eletti alla Camera in Abruzzo, e l'associazione Indipendenti per l'Italia, guidata dal neoeletto (ed ex direttore del Sole 24 Ore) Ernesto Auci.
In questo ambito laico-liberale di Scelta civica gravitano esponenti del (fu) Fli, come Benedetto Della Vedova, già capogruppo alla Camera per i finiani, senatore eletto in Lombardia, e Giuseppe Valditara, cattolico liberale, promotore del Movimento Lombardia Civica e della candidatura Albertini alla Regione.
Ci sono poi indipendenti di peso come Alberto Bombassei, patron della Brembo, Stefano Quintarelli, esperto di innovazione (ex manager Sole 24 24 Ore) e Ilaria Borletti Buitoni, già alla guida del Fai. Con infine esponenti di spicco provenienti dal Partito democratico – Pietro Ichino, Maria Paola Merloni e Alessandro Maran – e due dal Popolo della libertà – Mario Mauro e lo stesso Gabriele Albertini. Anche qui, solo per fare alcuni nomi.
Nel centro, equivicino alle varie anime, ma defilato rispetto alla prima linea elettorale, è stato finora il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, che tempo fa ha manifestato il suo sostegno all'esperimento politico di Monti, ma senza impegnarsi in ambito elettorale perché deluso da una scelta a suo dire poco ambiziosa. Il risultato elettorale della lista ha in qualche modo dato ragione a Passera, che ora può ritagliarsi per il futuro un ruolo più super partes o di rifondatore e rinnovatore del neonato movimento centrista.
Il problema è che se lo schema è quello ovvio e naturale – creare la (seconda) sezione italiana del Partito popolare europeo, in concorrenza con il Popolo della libertà – e il progetto è quello solito – dare vita a una riedizione moderna della Cosa bianca, della Dc – il tutto nasce più vecchio che nuovo, quando invece da queste elezioni se una cosa si è capita è che gli italiani vogliono cambiamenti profondi nel governo del paese e nella rappresentanza politica.
L'esperimento possibile (e più ambizioso) per Scelta civica sarebbe quello di dar vita davvero a un nuovo partito liberale, popolare ed europeista, conservatore sui principi di libertà e sull'ispirazione continentale, ma innovatore sui diritti e soprattutto sull'economia.
Del resto, Scelta civica nasce come proposta di un polo liberale alternativo a quello berlusconiano e come sfida strategica e progettuale rivolta al Partito democratico, darle un'etichetta democristiana, seppur del nuovo millennio, sarebbe tarpare sul nascere entrambe le ambizioni, più di quanto il risultato elettorale non abbia già frenato lo slancio.
In fondo il 10 per cento può essere un punto di partenza per un progetto ambizioso, rischia invece di essere una vetta non replicabile per uno schema già visto e con un Monti in futuro non più così in prima linea, cioè non più a Palazzo Chigi.
Le culture politiche – questo è un altro insegnamento delle recenti elezioni – devono aprirsi al nuovo, e non chiudersi nella tradizione, per attirare consensi ed energie. E' chiaro che battere le vie note è più semplice, ma è altrettanto ovvio che per crescere, in politica come nell'economia, bisogna innovare, innovare, innovare. Perché il modo migliore per rispettare l'antico, rendendo onore al classico, è renderlo attuale, portarlo nel futuro.
La forza di una scelta civica, infine, è quella di unire in un comune progetto persone e forze di ispirazione diversa ma amalgamate da un comune sentire, da un comune agire: l'economia liberale, il progetto europeo, il sociale interpretato non soltanto come pubblico, la cultura del progetto e della responsabilità.
Può essere naturale immaginare il Ppe come la casa europea di Scelta civica, ma restringerne l'immagine e l'identità simbolica, ricondurre a vecchi schemi il futuro di un progetto, precludersi l'attenzione di ampie fette di elettorato per conservare un nocciolo duro tradizionale e già organizzato sono vie facili alla creazione di un soggetto politico, però poi le scorciatoie, di solito, non rendono quel soggetto protagonista e vincente. Le scorciatoie organizzative possono facilitare l'esistenza, la sopravvivenza di un progetto, ma non ne favoriscono la riuscita, il successo e la forza. Ci pensi, professor Monti.
Ps. Senza contare ai rapporti tra il mondo che ha votato Scelta civica e avrebbe votato Matteo Renzi (incontrato ieri da Monti) … aprirsi, non chiudersi.