Sembra che negli ultimi anni la produzione di idee nuove, di cornici tra la politica e l'economia, abbia una sola patria: la Gran Bretagna. Dal thatcherismo al New Labour di Tony Blair fino alla Big Society di David Cameron, al di là dei rispettivi esiti delle ricette e al di là delle simpatie personali, almeno a Londra qualcosa si muove, qualcosa si pensa. Almeno a Londra si cercano filoni di pensiero capaci di fungere da contenitori più o meno efficaci di ricette di governo per le nuove economie e i loro nuovi problemi.
Per esempio, Silvano Andriani sull'Unità del 29 maggio (a conferma del fatto che sul quotidiano diretto da Claudio Sardo c'è sempre almeno un articolo da non perdere, tutti i santi giorni) racconta che di questi tempi nella City non si sguazza soltanto nella turbofinanza, anzi, si cerca una via per regolarne alcune distorsioni, con la politica delle idee.
E siccome il tema dei temi è: ma dove sta andando tutta questa liquidità che sta inondando i mercati negli ultimi anni?… Racconta Andriani che in Inghilterra "sono in corso le più interessanti elaborazioni liberaldemocratiche… Considerando l'inadeguato impatto (sic, ndr) dell'enorme immissione di moneta della Banca centrale sul rilancio della crescita, CentreForum, un think tank liberaldemocratico, sostiene che, se definire la dimensione dello stimolo è compito della Banca centrale, 'la questione di dove la moneta deve fluire è decisamente problema del governo' e propone che parte consistente della moneta creata venga immessa dalla Banca centrale direttamente nell'economia reale anche attraverso la costituzione di un fondo pubblico che possa finanziare fondi privati specializzati, creando nuove forme di partnership tra pubblico e privato (Ppp)".
Nell'articolo di Andriani si ricorda anche come un recente rapporto della London School of Economics tenti di delineare "una nuova architettura istituzionale per il governo dell'economia" che somiglia molto alla "programmazione economica". Gli altri esempi raccontati da Andriani ruotano tutti attorno a ipotesi di strumenti, fondi e/o casse depositi e prestiti, da creare per gestire e indirizzare risorse pubbliche e investimenti privati per far ripartire l'economia reale (un dibattito simile è stato sollevato in Italia dal Sole 24 Ore).
Non è affatto detto che le ricette interventiste siano quelle salvifiche, ma almeno sono ricette frutto di dibattito e di elaborazione di idee, idee peraltro – scrive Andriani – che possono segnare un nuovo incontro, dopo quello degli anni 30 in America, tra liberali e sinistra.
Ecco quello che spesso ci manca: la produzione e la circolazione e il dibattito delle idee nuove, la ricerca anche ideale di cornici politico-economiche per programmi (e partiti) innovativi. A destra come a sinistra.