La vittoria di Angela Merkel in Germania, nei modi e nelle misure in cui è stata ottenuta, è il miglior viatico alla campagna elettorale, per ora in vista soltanto delle Europee (sottolineato per ora), della rinata Forza Italia e del suo junior partner, ovvero la Lega nord.
Lo si è visto subito, poco dopo la pubblicazione dei risultati tedeschi, quando su Twitter sono comparsi i primi commenti di esponenti del fu Pdl e della neo Forza Italia: Merkel vince perché difende gli interessi nazionali del suo paese, dunque anche noi abbiamo bisogno di un partito che più che all'Europa si richiami alla nostra nazione, Forza Italia appunto, e di un leader che alla Cancelliera sappia cantargliene senza problemi, e sarebbe Silvio Berlusconi. Questo il ragionamento più diffuso nel centrodestra.
Subito intanto è riapparso in tv, da Lilli Gruber su La7, il senatore Giulio Tremonti, eletto nelle liste della Lega, ed è riapparso anche per proporre ciò che Merkel ha escluso un attimo prima dell'apertura dei seggi in Germania: gli eurobond.
In chiave di antagonismo verso l'Europa, almeno questa Europa, anche il risultato del neonato partito euroscettico tedesco, che pure non è entrato in Parlamento per pochi decimali, insiste sugli stessi tasti che possono interessare gli elettori della Lega e di Forza Italia, oltre che peraltro quelli che hanno votato Movimento 5 Stelle.
Insomma il risultato tedesco, vuoi per ragioni tattiche e vuoi per ragioni più strategiche, va bene a quasi tutti i partiti italiani. Ovviamente tranne uno, il Pd. Anche perché Merkel si è affrettata a dire, incassata la vittoria, che la politica europea della Germania non cambia: rigore e riforme prima di tutto. Perfetto per opporsi, duro da sostenere in campagna elettorale (italiana).
Quindi la gara berlusconiana ha come avversario un presunto fronte iper nazionale e poco europeista fuori dall'Italia, più o meno lo stesso che a dire dei berlusconiani ordì il complotto dal nome in codice "spread". In un nome e cognome il rivale elettorale di Berlusconi è Angela Merkel.
Tutti contenti, dunque. I montiani possono dire che Angela Merkel vince perché è responsabile. I grillini possono dire che Angela Merkel vince perché l'euro ha aiutato soprattutto le esportazioni tedesche. Stesso ragionamento possono brandire anche nel centrodestra prossimo venturo.
E il Pd? Che cosa può dire? Che almeno nella grande coalizione italiana, con un suo esponente a Palazzo Chigi, non ha il ruolo di junior partner, lavoro davvero ingrato e ingrato sempre, come dimostra la scomparsa dal Bundestag dei liberali dell'Fdp.
Rifondare un partito in vista delle Europee richiamandalo Forza Italia comunque vuol dire essenzialmente due cose. La prima è questa: Silvio Berlusconi ritiene come sempre di poter cavalcare una qualche avversione nazional-popolare per ottenere un buon risultato elettorale, questa volta tocca all'Europa. La seconda è questa: se poi alle Europee si unissero le politiche, al fronte berlusconiano conviene allargare il campo della contesa all'Europa per far sembrare una sfida tra un Berlusconi dimidiato in quanto passato in giudicato ma "ancora in campo" e una Merkel al terzo mandato.
Insomma meglio per il centrodestra parlar d'altro piuttosto che di Matteo Renzi, che invece Merkel l'ha perfino incontrata non troppo tempo fa.