Mentre tutti discutono, dibattono, sospettano, calcolano quando si vota, Beppe Grillo è già in campagna elettorale e senza posa. La missione romana magari ha anche lo scopo di far passare in secondo piano la sconfitta trentina, gli attacchi sguaiati contro il presidente della Repubblica pure, ma resta il fatto che Grillo mena le danze più di molte altre supposte iniziative politiche in fieri che avrebbero dovuto garantire maggiore stabilità a un quadro politico piuttosto instabile.
Quella dei neodemocristiani, per esempio, sembra una prospettiva, come spesso accade su questo fronte, fumosa, difficile da afferrare, già molto sfilacciata. Quando vedi un'intervista di Carlo Giovanardi che all'Unità dice che Angelino Alfano, quello che dovrebbe essere il nuovo leader di questa nascente forza neodemocristiana, dunque il suo leader, ecco se Giovanardi dice che Alfano è "uno, nessuno, centomila", beh, allora proprio capisci che la neodemocristianeria è una forma dello spirito, una vocazione interpartitica, una tentazione cullata e mai sopita, una voglia irrisolta, insomma una non operazione politica con tanti non consensi (o meglio, come dice Pippo Civati, tutti stanno rifacendo la Dc con i voti degli altri), ma con molti movimenti e sospetti.
A dir la verità Giovanardi ha solo detto che Alfano "è pirandelliano, dalle parti di Agrigento sono così, metalmente complessi…". Grillo è più semplice, dunque, seppur indebolito, è già in campagna per le Europee.
E comunque se Grillo non ci fosse, Silvio Berlusconi dovrebbe inventarlo.