Epperò questo Pippo Civati che operazione politica niente male sta mettendo in campo. Come ha perfettamente spiegato Sara Monaci sul Sole 24 Ore oggi, a Milano il candidato renziano si è imposto alla segreteria con il voto nel secondo turno dei sostenitori del candidato civatiano al primo. E come spiega sempre Sara Monaci, anche se non è immediata la trasposizione di tattiche locali su strategie nazionali, il dato politico può e deve dire qualcosa anche a livello più generale.
Del resto, non poche e poco importanti considerazioni avvicinano il mondo renziano e quello civatiano. Intanto, ovviamente, l'aspetto generazionale. In secondo luogo, una certa qual avversione, declinata naturalmente in modi diversi, nei confronti del governo delle larghe intese. In terzo luogo, una critica netta di come è stata gestista da Pierluigi Bersani e dai bersaniani tutta la fase postelettorale e di elezione presidenziale. Inoltre, giova ricordare che alle origini della Leopolda il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, e l'allora consigliere regionale lombardo in ascesa, Pippo Civati, collaboravano fattivamente, prima della rottura.
Civati è stato attento a coltivare la parte sinistra del Pd fino a sconfinare spesso nel dialogo diretto con il Movimento 5 Stelle. Ha manifestato interesse per le tesi di Fabrizio Barca, ma con la sua candidatura che parte da lontano ha di fatto reso sconsigliabile allo stesso Barca una corsa in proprio per la segreteria.
Civati, oltre a coprire il fronte sinistro, quello meno consono alle tesi prevalenti nel mondo renziano, gode di un buon sostegno personale, tanto che ai tempi della scelta del candidato di centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia nei sondaggi via web, per esempio sul sito di Repubblica, era il candidato favorito.
Già allora però Civati aveva in testa il salto nazionale e la candidatura alla segreteria. E da allora gira l'Italia – su Twitter racconta di farlo perfino seduto per terra in treno – per farsi conoscere meglio anche nel centro-sud. Ottima cosa.
L'idea poi di avvicinare movimentisticamente il mondo renziano in un secondo turno così importante come quello milanese può lasciar intendere il desiderio civatiano di trattare, dopo la gara per la segreteria, un buon equilibrio interno al Pd tra centro renziano e sinistra civatian-barchiana, stringendo in una tenaglia tattica il mondo cuperliano, ovvero la più tradizionale eredità dei Ds con qualche spruzzata di popolarismo vendicativo nei confronti della rottamazione di Renzi.
Certo, è solo tattica e la strategia si fa spesso, anzi, sarebbe meglio farla soltanto con i contenuti. Ma anche su questo fronte, però, alcune delle nuove idee renziane espresse dal suo consigliere economico, il deputato Yoram Gutgeld, già consulente McKinsey, possono andar d'accordo con la sinistra civatiana. Gianni Cuperlo è avvisato.