Quando due giorni fa, Angelino Alfano, vicepremier del governo delle larghe intese, ha proposto un'intesa in cinque punti per portare avanti per (almeno) un altro anno il governo delle (ex?) larghe intese ha reso palese un problema, anzi il problema: il governo delle larghe intese è nato senza larghe intese.
Perché il governo delle larghe intese era nato su un presupposto che si è poi dimostrato o fallace o superato dagli eventi: l'ipotesi della pacificazione come ultimo capitolo del ventennio (berlusconiano). La successiva sentenza della Cassazione e la procedura per la decadenza da senatore dell'ex premier, con tutto il contorno che comporta, hanno appunto modificato la base politica dell'esecutivo, il presupposto costitutivo almeno per una parte delle larghe intese. Come ha spiegato in un tweet questa mattina l'onorevole Renato Brunetta: "I 3 obiettivi del gov Letta non sono stati raggiunti. Niente pacificazione, niente grandi rif cost e pol. economica da stabilità da cimitero".
Dunque adesso, diciamo dopo la decadenza, servono le (altre) larghe intese che finora non ci sono state. Il problema è che a contrarre il patto c'è un interlocutore nuovo e arrembante, oltre allo stesso Alfano, e cioè Matteo Renzi. E la cosa, sul versante del centrosinistra, non sembra poi così facile, nonostante ci sia chi, come l'onorevole Francesco Boccia, tenti di tenere assieme i due prossimi concorrenti alle primarie per la premiership: Enrico Letta e Matteo Renzi.
Dice Boccia a Radio 24: “Letta e Renzi vinceranno insieme se si tengono per mano. Se si sfidano, perdono entrambi, perché chi dei due vincerà alla fine da solo non andrà da nessuna parte”. Ecco, per ora lo scenario sembra più quello della sfida (legittima, ma pur sempre sfida) tra i due. Vedremo se sapranno tenersi per mano.
Intanto sul versante centro/centrodestra a mettere al riparo dagli scossoni il tutto, o almeno l'esecutivo, ci sta provando il cespuglio di nuova Dc che germoglia su terreni finora distanti come il Nuovo centrodestra dello stesso Alfano, la Scelta civica popolare (non quella montiana), l'ex, post, neo Udc e altre piccole forze politiche richiamate al germogliare dalla foresta del Partito popolare europeo e dalla forza centripeta che un governo di (presunte) larghe intese mette inevitabilmente in moto.
L'offerta di fondo del mondo ex, post, neo Dc, in qualche modo esplicitata dall'ipotesi casiniana di un rinvio del voto sulla decadenza, potrebbe suonare alle orecchie di Silvio Berlusconi più o meno così: caro Cav., lasciaci costruire il nuovo polo moderato, ovvero la sezione italiana del Partito popolare europeo, e noi proviamo a preservare il tuo seggio o almeno il quieto fine del berlusconismo.