1. Il Nuovo centrodestra, la neonata formazione guidata da Angelino Alfano, deve conquistarsi uno spazio di manovra e per farlo deve affermare la propria identità. Per affermare la propria identità deve rilanciare sui temi berlusconiani, vedi la riforma della giustizia e le tasse, in modo perfino più determinato degli stessi berlusconiani. Non c'è altra via per chi non ha aderito a Forza Italia per evitare una sorte simile a quella toccata a Futuro e libertà. A dir la verità un'altra via ci sarebbe, ma sarebbe tutta un'altra storia, cioè quella di rifare davvero una sorta di nuova Dc con i vari centri e centrini, magari in attesa di qualche fuoriuscito del Pd prossimo venturo. Ma appunto questa per ora è un'altra storia.
1. Il nuovo Partito democratico, quello che uscirà dalle primarie dell'8 dicembre, deve conquistarsi un nuovo spazio di manovra e per farlo deve affermare la propria (rinnovata) identità. Come Matteo Renzi, probabile vincitore, ha già ampiamente fatto capire. Per affermare la propria (rinnovata) identità il nuovo Pd deve rilanciare sui temi "dem" in modo sempre più determinato, soprattutto in vista delle Europee, primo test elettorale della nuova leadership.
3. Le nuove Scelte civiche, quelle che sono nate dall'implosione della Scelta civica montiana alleata con l'Udc, devono conquistarsi un qualche spazio di manovra e una qualche ragione di esistere e per farlo devono affermare le proprie identità, con tanto di distinguo marcati tra di loro, e per marcare i distinguo bisogna mostrare determinazione più che collaborazione con un esecutivo di larghette intese nato quando il partito e le alleanze erano altre.
(4. La nuova Forza Italia, quella che (ri)nascerà guarda caso l'8 dicembre, stesso giorno delle primarie del Pd, perso il volano berlusconiano dei referendum sulla giustizia, dovrà cavalcare con forza altri temi economico-istituzionali in vista delle Europee, quantomeno delle Europee. Non sarà un'opposizione all'acqua di rose).
Quando i partiti di una coalizione hanno necessità di affermare con forza le proprie identità, la coalione balla.
Del resto, il governo delle larghe intese è nato quando un partito, il Pdl, era appunto un solo partito e aveva un leader desideroso di "pacificazione" nazionale, come il senatore decaduto Silvio Berlusconi.
Del resto, il governo delle larghe intese è nato perché un parito, il Pd, non aveva più una leadership e doveva trovare un modo di darsene una nei tempi e modi dovuti.
Del resto, il governo delle larghe intese è nato con un centro che era appunto un solo centro, con Scelta civica alleata dell'Udc.
Del resto, è più o meno tutto cambiato rispetto ad allora. Tanto che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto sapere ieri che ci sarà un passaggio parlamentare per sancire la nascita della nuova maggioranza (e magari anche per formalizzare in modo più chiaro e netto il programma del governo) e il premier Enrico Letta ha detto oggi che chiederà la fiducia dopo le primarie del Pd.
Come può sopravvivere il governo? Facendo esattamente quello che faranno i partiti e le coalizioni: affermando la propria identità, rendendosi indispensabile o quantomeno utile, facendo le cose, attuando le svolte finora promesse e ancora attese. Soltanto così i partiti avranno interesse (anche elettorale) ad affermare le loro identità non in contrapposizione, contrasto, attrito con il governo Letta.