Quello che colpisce ogni volta, partecipando alle fresche e toste serate delle cene annuali dell’Istituto Bruno Leoni, grazie all’invito di Alberto Mingardi, di Carlo Stagnaro, di Franco Debenedetti e di Marco Bassani, è la calma delle convinzioni che costeggia sempre un po’ l’ironia, la sana ironia. Perché come ha sontuosamente spiegato ieri sera il premio Nobel Mario Vargas Llosa in uno squillante spagnolo rigorosamente a braccio, la tolleranza è la virtù per eccellenza del liberalismo la tolleranza è legata anche all’ironia dal riconoscimento del senso del limite. E perché proprio la tolleranza, che tanto fa ricordare Italo Mereu e la sua “Storia dell’intolleranza in Europa”, è la virtù per eccellenza di ogni liberalismo, di destra come di sinistra, contro ogni “integrismo”, di destra come di sinistra? Perché chi crede nel valore fondante della libertà sa che prima o poi la libertà comunque si afferma perché è fortunatamente o spiritualmente (in)scritta nella natura umana, anzi forse è la natura umana. Certo, è meglio battersi perché si affermi presto e meglio, la libertà politica ed economica, come l’Istituto Bruno Leoni fa da dieci anni in un paese così poco liberale come l’Italia, ma si può essere comunque ottimisti, fiduciosi: il desiderio di libertà è comprimibile soltanto temporaneamente. Questo ottimismo può essere un saggio consigliere e un utile sprone nella battaglia quotidiana alla conquista anche soltanto di un granello in più di responsabile libertà come persona e come società.
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